A partire dalla figura di Bernardino Ramazzini, si ricostruisce la gestazione della medicina del lavoro modernamente intesa. Nel mezzo si situa una fitta trama di personaggi, perlopiù medici, ma anche precoci sociologi ed economisti, a caratterizzare eventi e storie che parlano della salute persa, guadagnata, sempre contrastata, dei lavoratori italiani.
La prima parte del libro è dedicata a Ramazzini, per inserire la sua opera in un percorso temporale molto lungo e riconoscere i motivi del suo superamento. Prima di lui le condizioni di lavoro furono descritte da autori che trattavano con cognizione di causa le intossicazioni da metalli o l’effetto delle polveri nella miniera e nella metallurgia. Ma dopo Ramazzini la sua opera ebbe su tutti i paesi avviati sulla strada della Rivoluzione industriale un’enorme influenza, in un processo vario da contesto a contesto.
La seconda parte del libro descrive particolari aspetti del rapporto fra lavoro e salute durante l’Ottocento nel nostro paese. Si parte dalla salute dei lavoratori agricoli e si affrontano gli intrecci tra igiene, sanità pubblica e problemi della medicina del lavoro a cominciare da alcuni casi-studio: i trafori alpini, il lavoro dei fanciulli e dei carusi, la pellagra, la malaria, il carbonchio, le malattie dei lavoratori del tabacco, dei fiammiferi, delle miniere, degli stracci, delle filande, delle conce, etc. Si passa poi a considerare le fabbriche raccontate da medici condotti, economisti, sociologi, imprenditori e si chiude con l’edificazione della Clinica del Lavoro di Milano e con l’attività di Gaetano Pieraccini a Firenze.
Formato PDF
Polistampa, 2015
Pagine: 560
Caratteristiche: ill. b/n, br.
Formato: 15x21
ISBN: 978-88-596-1494-4
Collana:
Biblioteca di Medicina & Storia, 12
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