Ricordato da Vasari, sottratto alle
nebbie dei secoli da Roberto Longhi nell’Officina
ferrarese del 1934, Ludovico Mazzolino, pittore nato e vissuto a Ferrara
tra Quattro e Cinquecento, poteva vantare un’unica monografia, del 1968, ormai
lontana. Per la prima volta si propone in questo libro un percorso completo,
dalla giovinezza alla maturità fino alla precoce fine, attraverso svolte
culturali e nuove tematiche, dall’iniziale formazione su de’ Roberti, Costa,
Boccaccino alle influenze di Dürer e Giorgione, dagli scambi con Dosso sino a
Raffaello e oltre. Si colmano molte lacune, grazie a studi d’archivio e analisi
di opere. Senza dimenticare il fondamentale e vivace contesto estense in cui il
pittore lavora.
Mazzolino è stato un abile cesellatore, un creatore di “gioielli” dipinti,
quasi un miniatore. Dotato di una sua forte personalità, eccentrico,
visionario, con quei suoi vecchi dalle grandi barbe, quei volti femminili
subito riconoscibili, quelle composizioni estrose, quei paesaggi che sfiorano
quelli dei paesaggisti nordici del Seicento, è un “arciferrarese”, dal
linguaggio originale e personale, che segue una strada sua, in parallelo con i conterranei
Garofalo, Panetti, Ortolano ma senza incroci vistosi: solo con Dosso, infatti,
sembra esserci una frequentazione artistica più intensa.
Ricordato da Vasari, sottratto alle
nebbie dei secoli da Roberto Longhi nell’Officina
ferrarese del 1934, Ludovico Mazzolino, pittore nato e vissuto a Ferrara
tra Quattro e Cinquecento, poteva vantare un’unica monografia, del 1968, ormai
lontana. Per la prima volta si propone in questo libro un percorso completo,
dalla giovinezza alla maturità fino alla precoce fine, attraverso svolte
culturali e nuove tematiche, dall’iniziale formazione su de’ Roberti, Costa,
Boccaccino alle influenze di Dürer e Giorgione, dagli scambi con Dosso sino a
Raffaello e oltre. Si colmano molte lacune, grazie a studi d’archivio e analisi
di opere. Senza dimenticare il fondamentale e vivace contesto estense in cui il
pittore lavora.
Mazzolino è stato un abile cesellatore, un creatore di “gioielli” dipinti,
quasi un miniatore. Dotato di una sua forte personalità, eccentrico,
visionario, con quei suoi vecchi dalle grandi barbe, quei volti femminili
subito riconoscibili, quelle composizioni estrose, quei paesaggi che sfiorano
quelli dei paesaggisti nordici del Seicento, è un “arciferrarese”, dal
linguaggio originale e personale, che segue una strada sua, in parallelo con i conterranei
Garofalo, Panetti, Ortolano ma senza incroci vistosi: solo con Dosso, infatti,
sembra esserci una frequentazione artistica più intensa.
Mauro Pagliai, 2025
Pagine: 208
Caratteristiche: ill. b/n, 32 tavv. col. f.t., br.
Formato: 15x21
ISBN: 978-88-564-0562-0
Collana:
Gli artisti raccontati nel loro tempo, 3
Settore: