Scrive Tommaso Paloscia: “Robert Chaplin riusciva tuttavia ad espimersi deliziosamente aprendo i familiari alla luce di quella speranza che a lui era preclusa dal morbo impietoso ed implacabile. e disegnava e dipingeva dialogando in modo semplice con la natura che gli fioriva attorno nel giardino del “Treppiede”: la villa fiesolana della zia Elisabetta, pittrice di notorietà internazionale e a sua volta figlia d’arte. Soleva alimentare quel dialogo, fatto di immagini pittoriche ispirate dal fascino del mondo naturale e ad esso offerte con grande tenerezza: quella di un bambino consapevole della propria condanna irreversibile e comunque felice di guardare le colombe e i fiori e i frutti che quel piccolo Eden rendeva alle sue profferte poetiche”.
Scrive Tommaso Paloscia: “Robert Chaplin riusciva tuttavia ad espimersi deliziosamente aprendo i familiari alla luce di quella speranza che a lui era preclusa dal morbo impietoso ed implacabile. e disegnava e dipingeva dialogando in modo semplice con la natura che gli fioriva attorno nel giardino del “Treppiede”: la villa fiesolana della zia Elisabetta, pittrice di notorietà internazionale e a sua volta figlia d’arte. Soleva alimentare quel dialogo, fatto di immagini pittoriche ispirate dal fascino del mondo naturale e ad esso offerte con grande tenerezza: quella di un bambino consapevole della propria condanna irreversibile e comunque felice di guardare le colombe e i fiori e i frutti che quel piccolo Eden rendeva alle sue profferte poetiche”.
Polistampa, 2000
A cura di:
Pagine: 80
Caratteristiche: ill. b/n, br.
Formato: 22x24
ISBN: 978-88-8304-205-8
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