chiudi

Nessuno aveva mai osato tanto. Mettere "le mani" nella Sala 2 della Galleria degli Uffizi, quella delle tre "Maestà" - di Giotto, di Cimabue e di Duccio da Boninsegna - e cambiare, anche se

Collocazione prestigiosa per la nuova acquisizione dello StatoNessuno aveva mai osato tanto. Mettere "le mani" nella Sala 2 della Galleria degli Uffizi, quella delle tre "Maestà" - di Giotto, di Cimabue e di Duccio da Boninsegna - e cambiare, anche se di poco, la sistemazione pensata e disegnata da Gardella, Michelucci e Scarpa. Antonio Natali non si è fatto intimorire e quando lo Stato ha acquistato dal mercante d’arte Fabrizio Moretti la Madonna con Bambino e due angeli del Maestro del Bigallo, le ha trovato subito una collocazione di prestigio. Il visitatore che inizia il suo "viaggio" nelle varie sale della galleria proprio dalla Sala di Giotto, si troverà con questa straordinaria novità: non una, ma addirittura due "Madonne" del Duecento in più. A pochi metri da quella nuova appena acquisita - con una spesa di 700 mila euro - è stata infatti collocata la Madonna col Bambino dipinta, essa pure nei primi anni del Dugento, da un artefice stilisticamente vicino al Maestro del Bigallo, forse per l’Abbazia vallombrosana di Montescalari. La tavola - scrive Natali nel nuovo librino della collana "I Grani" edito da Polistampa - era finora rimasta nei depositi giustappunto per l’impossibilità d’essere la sola sistemata in quel luogo accanto alla Maestà di Duccio, dove avrebbe sbilanciato l’intero assetto della parete di fondo". Ecco quindi la grande opportunità di arricchire ulteriormente questa sala delle meraviglie, a lungo tempo ritenuta intoccabile. Anche la soprintendente speciale per il Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini, ha sottolineato che la Madonna con Bambino e due angeli del Maestro del Bigallo è "un’opera straordinaria" e che "aggiungere qualcosa a questa sala è una grande sfida". La stessa Acidini ha altresì ringraziato Moretti per legato alla vendita del raro dipinti, anche la donazione di una tavola del granacci - raffigurante il Battesimo di una santa - che faceva parte di un complesso, ampio e articolato eseguito dall’artista vissuto a cavallo tra XV e XVI secolo per l’altare maggiore di Sant’Apollonia, realizzato nel 1530 e disperso nel XIX secolo. Da segnalare che la tavola troverà spazio nella Galleria dell’Accademia dove si trovano ben sei tavole della stessa serie. Anzi, la donazione, secondo Acidini permetterà di "ripensare criticamente l’opera intera". Dal punto di vista delle acquisizioni museali - da non scordare i relativamente recenti acquisti del grande dipinto di Guttuso (Battaglia di Ponte dell’Ammiraglio) e della collezione Rezzonico - la Galleria degli Uffizi si conferma particolarmente attiva. Tornando al capolavoro appena acquistato, l’opera dell’artista anonimo - conosciuto come Maestro del Bigallo per aver realizzato un crocefisso dipinto conservato proprio nel museo del Bigallo - risale al 1230 circa ed è stato acquistato dallo Stato nel 2006; apparteneva tra l’800 e il ’900 all’imponente collezione dell’antiquario Stefano Bardini e la sua vicinanza all’altra "Madonna" tratta dal deposito, permetterà dei confronti tra dipinti che vantano nove secoli di vita. Proprio un’analisi della Madonna col Bambino in raffronto alla pittura della prima metà del Duecento gli Uffizi è l’oggetto del libro di Angelo Tartuferi edito da Polistampa, per la collana diretta da Natali. Tartuferi - che proviene dall’Accademia ed è uno dei grandi esperti della pittura due-trecentesca in Toscana - ha parlato apertamente di "due tavole intriganti" e di "emozioni personali nel vedere questo inserimento in una sala di così grande prestigio". C’è anche una questione più strettamente connessa alla "tipologia morfologica" dell’opera: ad esempio si sa che l’aureola sporgente sulla testa delle "Madonne" era una consuetudine ma agli Uffizi non era visibile su alcuna opera esposta. Adesso è stata colmata anche questa, per così dire, lacuna. Infine Tartuferi ha ribadito che la ricchezza dei temi del XIV secolo (Giotto) è ben rintracciabile in questi dipinti della prima del XII secolo che vantano anche condizioni di conservazione ottime che denotano tecniche di preparazione e pittura di livello altissimo.
Data recensione: 22/05/2007
Testata Giornalistica: Il Giornale della Toscana
Autore: Marco Ferri