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Un libro dedicato alla sconfitta, anzi, come recita il titolo, ai “Fuoriclasse della sconfitta”. A scriverlo ci ha pensato...

Un libro dedicato alla sconfitta, anzi, come recita il titolo, ai “Fuoriclasse della sconfitta”. A scriverlo ci ha pensato l’attore comico toscano Andrea Muzzi, che dopo uno spettacolo di successo e il filò “All’alba perderò” che ha ottenuto oltre quattro milioni di visualizzazioni sulle piattaforme streaming, ha voluto mettere nero su bianco 18 esilaranti e significativi racconti, dedicati a coloro che hanno perso, ma in modo unico e estraordinario. La prefazione del libro (Edizioni Sarnus) è di Francesca Corrado, che nel 2015 ha fondato la prima Scuola italiana di Fallimento.
Andrea, come nasce l’idea di questo libro?
“Da tempo raccolgo gesta di fuoriclasse della sconfitta. In queste pagine parlo anche di me. Da piccolo volevo un cane, ma la mia mamma mi comprò una capretta nana. E così invece di andare a scuola, la mattina la portavo in un boschetto. Risultato? Fui l’unico bambino della provincia di Grosseto a essere bocciato in prima elementare, e lo scrissero anche sul giornale. Da allora la capretta rimasse nel recinto e io iniziai a riempire i quaderni appassionandomi alla scrittura”.
Chi sono i fuoriclasse della sconfitta di cui parla?
“Tra le tante storie, racconto di Taki Inoue, l’unico pilota di Formula 1 ad aver tamponato la safety car durante un gran premio. Di Trevor Misipeka, atleta che per errore fu iscritto alla corsa dei 100 metri invece che al lancio del peso, facendo il peggior tempo della storia. Non riusciva neppure a inginocchiarsi sui blocchi di partenza, e quando gli altri erano già vestiti e pettinati, lui stava ancora correndo”
Il libro aiuta ad estrarre dal fallimento una nota positiva?
“Esatto. Viviamo in una società dove la competizione e la vittoria non contempla la sconfitta, invece è importantissimo saper perdere. Il bambino se non cade non impara a camminare. I modelli di vita, secondo me, dovrebbero essere non i campioni, ma i grandi perdenti. Nelle piazze dovrebbero essere messe le loro statue, perché ci insegnano a fare tesoro dell’insuccesso, a rialzarci e ripartire. Dobbiamo imparare ad accettare la sconfitta, nel calcio come nella vita”.
A chi si rivolge questo libro?
“Proprio a tutti. Bisogna capitalizzare i propri insuccessi lo sapeva bene Enzo Ferrari, che aveva creato un armadietto degli errori in una teca di vetro. Conteneva motori, valvole, manubri usciti male. In modo che tutti le potessero vedere e nessuno li dimenticasse del resto al successo si arriva per tentativi, e il passo prima di ogni progresso è un fallimento”.
“Odiamo perdere – conclude la curatrice della prefazione, Francesca Corrado – ma se dovessimo vincere sempre non troveremmo stimoli nel giocare ancora. Quando le cose sono troppo semplici, le consideriamo anche noiose e prive di interesse. Vincere significa contemplare la possibilità di perdere”.
Data recensione: 29/02/2024
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Maurizio Costanzo