Raccontare il passato per trarre i giusti insegnamenti, sbaragliando preconcetti e aprendo gli occhi ai lettori
Raccontare il passato per trarre i giusti insegnamenti,
sbaragliando preconcetti e aprendo gli occhi ai lettori sull’eredità culturale
e la nascita dei miti. Questo il compito della studiosa svedese Barbro Santillo
Frizell – già direttrice dell’Istituto Svedese di Studi Classici a Roma dal
2001 al 2013, oggi professore emerito di Storia e Antichità Classiche dell’Università
di Uppsala – firmando il saggio Essere
etrusco. Miti e misteri ieri e oggi (pubblicato da Mauro Pagliai editore).
Barbro Santillo Frizell prende spunto dalla «ricerca pionieristica di
viaggiatori e appassionati, sulle tracce di un popolo estinto in un territorio
vivo, e di un’eredità culturale etrusca, creata da attori mossi da scopi
differenti, quali il collezionismo, il commercio, lo studio, l’interpretazione
e la mediazione culturale», facendo leva sui concetti di identità e uso
pubblico della storia ma tenendo ben presenti le parole dello scrittore
britannico D. H. Lawrence: «Ma chi chiede dimostrazioni pratiche su razze scomparse?
Quel che si vuole è il contatto. Gli Etruschi non sono una teoria o una tesi.
Se qualcosa sono, sono un’esperienza».
Il fenomeno
Lo sappiamo, dal Romanticismo in avanti scoppiò l’amore per questa antica
civiltà «che attrasse il pubblico per la sua origine sconosciuta, la lingua
incomprensibile e la sua totale estinzione, avvolta nella nebbia del mistero»,
fra reperti e necropoli abbandonate. Archiviato il razionalismo dell’età dei
lumi,i grandi viaggiatori stranieri giungevano a frotte in Italia e, scrive l’autrice,
«l’apice dell’avventura era la visita alla necropoli di Tarquinia, dove si
trova la gran parte delle tombe dipinte e dove era possibile scendere negli
ipogei alla luce tremula delle fiaccole per vivere la suggestione degli
Etruschi che, pieni di vita, vestiti di abiti colorati, danzavano all’aperto al
suono del flauto e della lira o partecipavano, sdraiati sulla klìne,a un
sontuoso banchetto imbandito dagli schiavi, che servivano il vino da caraffe
sempre colme». Eccola l’esperienza richiesta a gran voce, sfiorando il mistero
della morte e l’oblio di una civiltà scomparsa – che lasciò una netta impronta
culturale sulla nascita di Roma – e come sottolinea la studiosa, la svolta fu
«l’entusiasmo suscitato in Inghilterra dall’esposizione sugli Etruschi
organizzata da Vincenzo Campanari a Londra nel 1837 [...]pensata per dare ai
visitatori l’impressione di partecipare a una vera spedizione archeologica».
Abbattendo i costi, cessò l’impronta aristocratica di un viaggio verso l’Italia
che diveniva puro arricchimento, aprendo la via alla nascita del turismo
culturale su larga scala nel nostro paese.
Il contesto
E infine – anche grazie al sapiente uso dei contributi europei sul territorio –
Barbro Santillo Frizell nota come ancora oggi, tutto ciò che si abbini al
contesto “etrusco” – dalle fondazioni bancarie sino alla produzione di olio –
sembra funzionare in qualsiasi ambito commerciale, riallacciandosi ad un antico
concetto di genuinità e verità che guadagna consensi trasversali, un fascino
senza tempo che dalla notte dei tempi guarda verso il futuro.
Data recensione: 10/10/2022
Testata Giornalistica: Il Messaggero
Autore: Francesco Musolino