Il capoluogo toscano è il centro motore di una lingua che fin dal Trecento si è rapidamente estesa a tutto il territorio
Il
capoluogo toscano è il centro motore di una lingua che fin dal
Trecento si è rapidamente estesa a tutto il territorio regionale.
Del resto il fiorentino, come ricorda Tullio De Mauro, ha avuto una
fortuna storica che lo portò a diventare non solo la lingua di una
città, ma di un’intera nazione.
I segreti e le curiosità
della lingua di oggi e di ieri sono svelati da Alessandro Bencistà
nel nuovo Vocabolario del vernacolo fiorentino-toscano.
Il
volume riporta parole come bottinzola, sostantivo
femminile: girino, larva del rospo (anticamente botta); così detta
perché ha il corpo tozzo, simile a una botte, con una lunga
coda.
Assieme a parole come squarqoia o
barulla, è una delle
«perle»
della lingua toscana che rischiano di andare perdute per sempre: per
raccoglierle, spiegarle ed evitarne l’oblio è nato il Vocabolario
di Bencistà.
La nuova
edizione completa la precedente, uscita nel 2012, con il recupero di
tutte quelle voci puramente fiorentine che non erano state inserite,
e che accrescono il totale fino a circa 4000, cui vanno aggiunti i
2200 antichi mestieri registrati nel censimento granducale del
1841.
L’autore, che ha dedicato oltre trent’anni di studi e
ricerche alla parlata di Firenze, ha scelto i vocaboli più
rappresentativi, tutti documentati nelle opere di autori nati o
residenti nella città e nel suo contado: ci sono Dante e
Machiavelli, Augusto Novelli e Ottone Rosai, ma anche Giuseppe Moroni
detto il Niccheri e i poeti popolari, fino agli improvvisatori
contemporanei e a Roberto Benigni.
Data recensione: 13/06/2021
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: ––