«La mia è una scuola ante Covid, una scuola che forse non esisterà più». Quella scuola Maria Lisa Guarducci
Guarducci racconta in un libro i suoi 34 anni di
insegnamento, pieni di passione
«La mia è una scuola ante Covid, una scuola che forse non esisterà più». Quella
scuola Maria Lisa Guarducci, professoressa alle superiori per 34 anni, la
racconta nel libro Ho insegnato storia
dell’arte (Mauro Pagliai edizioni). «Sarà difficile fare il lavoro che si
faceva prima in aula, dilungarsi dopo una lezione ad approfondire un tema con
gli alunni, o solo dare una pacca sulla spalla di incoraggiamento». Guarducci,
dopo l’infanzia passata a Orvieto, è tornata nella sua città di origine,
Firenze, per studiare Storia dell’Arte Medievale, iniziando a collaborare con la
sezione didattica degli Uffizi e con l’Ufficio Catalogo della Soprintendenza.
Allora vedeva il suo futuro nei musei, non in un’aula scolastica. Poi ha vinto il
concorso per insegnanti e ha iniziato «un’avventura appassionante che mi ha
portato per tanti anni in classe davanti a ragazzi curiosi, vivi, desiderosi di
imparare e di intraprendere il loro viaggio straordinario nella vita alla
conquista della propria individualità, della propria libertà». Dopo alcuni anni
in professionali, istituti d’arte, alberghieri, nel 1992 è approdata al classico
Michelangiolo di Firenze, dove è rimasta fino alla pensione, un anno e mezzo
fa. «Lo dico subito: per me lavorare al Miche è stato un onore – afferma – I
ragazzi che passano da qui provengono da ambienti che condividono con me un
sentimento di affetto per la propria città, delle cui fortune artistiche sono
ben consapevoli e orgogliosi. Ho sempre lavorato con impegno a scuola perché
questo è stato il modo che ho avuto per ricambiare Firenze di quanto (tanto!)
mi ha dato e continua a darmi». Ha sempre immaginato una scuola aperta «con le pareti
di vetro come auspicava Walter Gropius per il suo Bauhaus». Per questo ha
portato prima gli studenti fuori dalle mura scolastiche, a fare visite guidate
in loco, con il Progetto Santa Croce, e poi la città dentro la scuola, dando vita
con la preside Patrizia D’Incalci («è stata una fortuna averla incrociata sulla
mia strada professionale»), «I Pomeriggi del Michelangiolo», invitando
personalità di primo piano della cultura e dell’arte a parlare di fronte a una
platea di studenti, sempre attenta. Il ricordo di una vita di insegnamento
assume nel libro i contorni di una riflessione appassionata sull’arte e sulla sua
funzione educativa, talvolta sottovalutata, osteggiata da una burocrazia
granitica o da istituzioni avverse all’innovazione. «La scuola è cambiata molto,
fatta sempre più di tecnicismi, burocrazia e scartoffie. Spero si torni a
parlare di didattica, di programmi e del valore della scuola, ridando dignità
culturale agli insegnanti e rimettendo al centro gli studenti».
Data recensione: 24/01/2021
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Ivana Zuliani