“Qual è il più giorno lungo che sia?” domanda re Alboino al goffo villano di cui apprezza la fine saggezza
L’arte (e il genio) di trasformare la scarsità in ricette
straordinarie. Poco di tutto, molto con niente
“Qual è il più giorno lungo che sia?” domanda re Alboino al goffo villano di
cui apprezza la fine saggezza. “Quello che si sta senza mangiare.” risponde
sereno Bertoldo. Perché allora come ora (Giulio Cesare Croce scriveva ai primi
del ’600) í veri poveri hanno ben poco da mangiare. Come lo sciuscià che,
appollaiato a poca distanza dalle cucine di un ristorante, esponeva al fumo
deliziosamente profumato che ne usciva il suo tozzo di pane bigio per mangiare
“pane e odore”; o le famiglie di certi impervi luoghi montani, che per insaporirlo
lo strusciavano all’unica aringa appesa al soffitto. In un passato segnato da
ristrettezze e penuria alimentare, qualcuno ha saputo mostrare tanto estro da
trasformare la scarsa materia prima a disposizione in veri e propri capolavori
della tavola: così sono nati tanti celebri piatti toscani, oggi rinomati in
ogni angolo del globo. Questo gustoso viaggio nella cucina povera prende le mosse
dalla geografia, mostrandoci il territorio toscano col suo bagaglio di storia e
tradizioni, per passare poi alle ricette: una selezione di manicaretti di cui
l’autrice ci mostra origine ed etimologia, varianti storiche e declinazioni
territoriali. Senza però dimenticare la preparazione, poiché anche la gola
vuole la sua parte.
Data recensione: 01/08/2020
Testata Giornalistica: L’Industria delle Carni e dei Salumi
Autore: ––