Nei miei viaggi estivi in Grecia ho soggiornato a Patmos
Nei miei viaggi estivi in Grecia ho
soggiornato a Patmos, l’Isola sacra del Mar Egeo dominata dal Monastero di San
Giovanni, meta con la Grotta dell’Apocalisse di uno dei più importanti
pellegrinaggi per tutto il Cristianesimo. Lì si respira un’aria di pace che
infonde veramente tremiti di spiritualità. Con il nuovo romanzo Il vegliardo di Patmos (Edizioni
Polistampa, pagine 160, euro 12) si propone di trasmetterli al lettore anche
don Vincenzo Arnone, critico letterario, scrittore e poeta di lungo corso,
nonché direttore della rivista «Sulle tracce del Frontespizio» e promotore di
eventi culturali. Che arricchisce così il filone personale di Narrativa biblica
iniziato nel 2001 con un’opera di successo, pubblicata da Piemme, «Il Vangelo
apocrifo di Maria – Gesù raccontato dalla sua mamma», ambientato ad Efeso. Ne Il vegliardo di Patmos è invece la
figura dell’Evangelista – mandato in esilio a Patmos quasi centenario – a
fondersi con quella di Gesù, degli altri apostoli e del tempo in cui essi
vissero. Questa finzione letteraria – che ha il timbro, lo stile delle favole
antiche da tempo sperimentato dal rettore della chiesa all’autostrada Firenze
Nord dedicata al Battista – si snoda attraverso un racconto epistolare. Quando
nell’anno 110 un contadino del posto, certo Egemone, pensò bene di tramandare
la sua memoria scrivendo una lunghissima missiva a un amico, Marone.
La stesura spumeggiante e incisiva di
Arnone rende luminosa l’immagine di Giovanni «il silenzioso» (passava ore a
meditare) e dei personaggi del mondo che lo circondava. Ne evidenzia il ruolo
importante nell’economia della salvezza dell’umanità. Era il più giovane e il
più longevo degli Apostoli, il primo conosciuto da Gesù e l’ultimo con cui si
concluse la missione apostolica tesa a illuminare la Rivelazione. Il discepolo
più presente nei grandi avvenimenti della vita di Cristo, insieme al fratello
Giacomo e a Pietro, nonché autore del quarto Vangelo (l’unico libro profetico
del Nuovo Testamento) e dell’Apocalisse: una vetta della teologia cristiana
nonostante il Sinedrio lo considerasse un «incolto». Originario della Galilea,
era figlio del pescatore Zebedeo e di Salomè: la madre era nel gruppo di donne
che aiutavano il Nazareno nella salita al Calvario. Quando dalla croce il
Maestro affidò Maria a Giovanni, che se ne prese cura allorché lasciarono definitivamente
Gerusalemme per diffondere il Cristianesimo nell’Asia Minore, reggendo la
Chiesa di Efeso e altre comunità della regione, prima di essere esiliato a
Patmos proprio per la sua testimonianza di Gesù. Dopo la morte di Domiziano
salì al trono l’imperatore Nerva, tollerante verso i cristiani. Quindi Giovanni
poté tornare a Efeso dove morì all’età di 104 anni. La narrazione della sua
vita scorre fluida nei dialoghi accompagnati da leggendarie raffigurazioni,
versi poetici e canti di grande intensità e drammaticità. Un testo che, per la
sua forza espressiva, sicuramente si presta per un adattamento teatrale. Il
romanzo biblico di Vincenzo Arnone certo aiuta ad approfondire la conoscenza
della Sacra Scrittura anche sotto l’aspetto letterario. Ma, insieme, è un buon
libro da leggere e conservare nella biblioteca dell’umanità.
Data recensione: 14/06/2020
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Antonio Lovascio