La preziosa, accurata opera di Luciano Jacoponi, stimolato dal Banco di Lucca e del Tirreno assieme alla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze
La preziosa, accurata opera di Luciano Jacoponi, stimolato
dal Banco di Lucca e del Tirreno assieme alla Fondazione Cassa di Risparmio di
Firenze, consente di ripercorrere la vita di una delle figure chiave del nostro
Risorgimento: Pietro Bastogi. Questo banchiere livornese che Cavour chiamò a
ricoprire la carica di Ministro delle Finanze nel suo primo Gabinetto
dell’Italia unita, ha conosciuto un ingiusto destino di oblio, ancorché le sue
opere, come uomo di governo , come imprenditore, come banchiere, abbiano
lasciato tracce fondamentali ed indelebili nel futuro del Paese, di cui ancor
oggi rimangono tracce evidenti, come avremo modo di vedere brevemente. Ma,
anzitutto, perché Cavour chiamò a ricoprire il Ministero forse più importante e
delicato nel momento in cui si doveva dare attuazione all’unificazione? Le
radici risalgono al governo provvisorio toscano presieduto da Montanelli nel
1849. Il Ministro delle Finanze, Adami (altro banchiere livornese) propose
un’emissione straordinaria di quindici milioni di carta moneta. Pietro Bastogi
vi si oppose, pubblicando un opuscolo (della
Carta moneta e dei suoi effetti in Toscana- Pisa 1849) in cui, richiamando
la terribile esperienza degli assegnati emessi dall’Assemblea costituente
durante la Rivoluzione Francese, con lucida modernità esprime una serie di considerazioni
sulla relazione fra circolante, tassi di interesse, volatilità e fuga
all’estero della valuta che parrebbero uscite ieri sera dalla penna di un
governatore europeo di banca centrale. Quando undici anni dopo si doveva
costituire la Banca Nazionale Toscana, a cura della Camera di Commercio di
Livorno, il restaurato Granduca nominò alla Presidenza della stessa Pietro
Bastogi. Pur conoscendone i giovanili passati nella Giovine Italia, con solidi
legami con Mazzini e le sue decise idee liberali della maturità, il Granduca
preferì confidare nelle sue tesi rigorose, piuttosto che scegliere un
personaggio più a lui politicamente contiguo: proprio come oggi! Per le stesse
ragioni quel gran conoscitore di uomini quale fu Cavour gli affidò il Ministero
delle Finanze e Bastogi non lo deluse: si diede subito all’istituzione del Gran
Libro del Debito Pubblico, con l’unificazione dei debiti di tutti gli stati
preunitari, senza badare alle gelosie dei singoli (come vorrebbe farsi, ma non
si fa, in Europa) certo che tale unificazione avrebbe stabilito il credito
dell’Italia nella comunità internazionale. Jacoponi ha il merito di segnalarci
le motivazioni esposte dal Ministro Bastogi alla Camera- pareggio di bilancio,
riduzione delle spese correnti, aumento delle spese destinate allo sviluppo del
Paese: potrebbe essere il programma di un governo ideale dell’Italia di oggi.
La convinzione di Bastogi che gli investimenti infrastrutturali fossero
necessari allo sviluppo unitario lo spinse alla creazione della Società Italiana
per le Strade Ferrate Meridionali, con la quale raccolse il capitale nazionale
atto a sottrarre ai francesi il monopolio della rete ferroviaria nazionale.
Oggi la società, con il nome di Bastogi s.p.a. è la più antica quotata alla
Borsa italiana. Allora, come oggi, capitalisti delusi ed avversari politici
scaturì addirittura in una Commissione Parlamentare d’inchiesta, che pur
mandandolo assolto da ogni addebito, usò toni, nella relazione conclusiva, che
non piacquero punto al Bastogi che si allontanò dalla vita politica dedicandosi
interamente alla realizzazione del progetto ferroviario e alle sue opere di
cultura, finché la morte non lo colse, ultranovantenne ancora attivo, nella sua
residenza fiorentina che ancor oggi, sede del Consiglio Regionale Toscano,
porta il nome di Palazzo Bastogi.
Data recensione: 01/01/2018
Testata Giornalistica: Libro Aperto
Autore: Mario Miccoli