«La morte è un imperscrutabile incidente della vita. Spesso è uno strappo senza ragione, avvolto nel mistero
«La morte è un imperscrutabile incidente della vita. Spesso
è uno strappo senza ragione, avvolto nel mistero. Si potrebbe paragonarlo, per
usare una metafora calcistica, a un tackle, se non fosse che un calciatore, il
tackle se lo aspetta. La morte no. Specialmente se ti entra nel letto nelle ore
che precedono la partita. Inattesa e sinuosa. Senza preavvisi per l’ultima
carezza o il congedo prefissato. Da finale di partita ». Inizia così il volume Davide Astori. Ci sono storie che… (Edizioni
Polistampa) che i giornalisti Mario Lancisi e Marcello Mancini hanno dedicato a
Davide Astori, il difensore della Fiorentina mancato improvvisamente lo scorso
4 marzo durante una trasferta ad Udine. Il funerale di questo giovane
calciatore (29 anni appena) è una cerimonia lunghissima, che ancora non ha
trovate un suo termine. Perché lo piange tutta l’Italia, per una fine
impietosa, inaspettata, ingiusta.
Perché Astori è diventato il simbolo del destino spietato che si accanisce
contro chi meno se lo merita. È diventato una sorta di eroe, che soccombe nonostante
il talento, la bontà d’animo, l’energia di chi non ha ancora trent’anni e di mestiere
fa l’atleta.
Questo libro racconta di un dolore condiviso, testimoniato dalle tante storie che
racconta ma anche dai volti che raffigura: gente comune, tifosi, addetti ai
lavori e istituzioni, tutti legati insieme dal filo rosso del dolore e
dell’incredulità di fronte ad una morte tanto inattesa. Il referto medico
recita «bradiaritmia », che in soldoni significa che il cuore rallenta,
rallenta, rallenta fino a fermarsi.
Con il cuore di Astori si è fermato anche quello del calcio italiano, ancora
sgomento ma pronto, in qualche modo, alla reazione: Cagliari e Fiorentina hanno
ritirato la maglia numero 13, che d’ora in avanti non sarà più indossata da
altri giocatori; l’allenatore della squadra viola, Stefano Pioli, insieme ad
altri compagni, si è fatto un tatuaggio in memoria del compagno scomparso;
ancora più tangibile e significativa la decisione della squadra di Firenze di
istituire un fondo per provvedere al mantenimento di Vittoria, la figlia di
Astori.
È un volume, questo, che celebra la vita oltre la morte: perché la tragedia di
uno solo ha unito nel dolore e nella solidarietà non solo la città di Firenze, ma
tutto il resto d’Italia.
Data recensione: 28/05/2018
Testata Giornalistica: Il Mattino di Padova
Autore: Annalisa Celeghin