Forse in ogni casa fiesolana c’era un familiare o un parente prossimo dei 103 fiesolani schedati nel Casellario politico centrale
Forse in ogni casa fiesolana c’era un familiare o un parente
prossimo dei 103 fiesolani schedati nel Casellario politico centrale (fondo
conservato a Roma presso l’Archivio Centrale dello Stato e oggi accessibile).
Si noterà infatti che il loro numero è davvero considerevole se si rapporta al
totale complessivo della popolazione del comune di Fiesole; fra essi sono
comprese anche tre donne.
Pur avvertendo che il controllo del dissenso politico era già stato avviato in
Italia dalla fine dell’800, è durante il fascismo che diventano molte le
persone ritenute avverse al regime e perciò “sovversive”, costrette a vivere
sotto la paura che delatori (anche insospettabili) riferiscano in alto loco i
più vari ragionamenti che appena si discostino dall’ortodossia del regime,
fossero anche le barzellette che circolavano numerose sul Duce e sull’apparato
politico e militare del ventennio.
In aggiunta ai fascicoli nominativi il Curatore ha poi pubblicato dieci
sentenze del “Tribunale speciale per la difesa dello Stato” (costituito nel
1926) che riguardano, fra gli altri, cittadini nati a Fiesole o comunque legati
in qualche modo al colle lunato. Si resta perplessi nel constatare come il
legislatore fascista ritenesse il dissenso politico più grave dei reati comuni
facendolo diventare oggetto di una repressione specifica. I processi svolti da
questo Tribunale dal 1926 al 1943 in Italia mandarono alla sbarra 5619 imputati
(fra cui 122 donne e 697 minori) dei quali 4596 furono giudicati colpevoli. Le
sentenze più gravi portarono all’emissione di 42 condanne a morte (di cui 31
eseguite) e di tre ergastoli.
Ristabilita la democrazia, non per questo venne meno quell’attività di
intelligence che ogni governo pone in essere per la tutela della sicurezza dei
cittadini, delle istituzioni, delle imprese, ecc., con frequenti sconfinamenti
anche nella sfera personale. Raccontava, tra il serio e il faceto, il prof.
Giorgio La Pira, ai tempi in cui era sindaco di Firenze, che dopo aver alzato
il telefono era solito salutare innanzitutto il militare che in questura era
comandato a registrare le sue conversazioni... Anche oggi si fa così, forse
anche di peggio, per di più il digitale che ci connette al mondo è anche una
tecnologia di sorveglianza.
Tornando al libro sugli schedati di Fiesole, pur mettendo in conto che è facile
ripetere pensieri che forse ai giovani d’oggi suonano come retorici, ci pare
però giusto riaffermare che a quei “sovversivi” di ieri dobbiamo essere tutti
un po’ grati. Se oggi viviamo in democrazia e in pace lo dobbiamo anche a
quelle persone che furono incarcerate e/o confinate o dovettero riparare
all’estero.
Concludiamo ricordando che questo volume è il n. 9 della collana “Quaderni
d’Archivio” voluta dall’amministrazione comunale di Fiesole e diretta da Maura
Borgioli.
Data recensione: 06/07/2018
Testata Giornalistica: Corrispondenza
Autore: Silvano Sassolini