Millepiedi è un romanzo di formazione ricco di divagazioni umoristiche. Servendosi d’una sorta di “mnemotecnica degli affetti” lo scrittore ha tracciato un dettagliato archivio di nostalgie. La
Millepiedi è un romanzo di formazione ricco di divagazioni umoristiche. Servendosi d’una sorta di “mnemotecnica degli affetti” lo scrittore ha tracciato un dettagliato archivio di nostalgie. La storia copre circa un ventennio (1979-2001) e inizia a Firenze, spostandosi poi nelle Marche, in Spagna e in Brasile: si concentra intorno alle vicissitudini di Giovanni Alis, che, perseguendo i propri ideali, riesce a non cadere nelle trappole d’una società spesso intrisa di filisteismo.
Ma non compie il suo percorso da solo: è aiutato dal nonno, che gli trasmette la passione per la letteratura, la quale va a saldarsi con quella per il teatro. Inoltre gli amici Michele Ferrini e Marchino Dalìa condividono con lui l’amore per il calcio, sport che diviene vero e proprio emblema di gioia vitale e aerea serenità. Ma la vita è anche costellata di grigi personaggi, che la penna dell’autore delinea con bonaria vena satirica, mai atrabiliare. Si dipanano così lungo il libro “loschi” figuri: la Streisand, segretaria che sparla sempre alle spalle degli altri, pasticciando il linguaggio in modo risibile; Bernino, capo dei centri internet, legato agli aspetti puramente materiali dell’esistenza; Geo M..., uno scaltro becchino che riesce a fare persino “carriera”, e molti altri.
I personaggi affiorano sulla pagina come i ricordi dalla memoria, senza che vi sia alla base una rigida architettura, che imbalsamerebbe la vitalità della scrittura, ingabbiandolo in un sistema ben oliato di regole preconfezionate. Così d’altronde accade nella vita di tutti i giorni, dominata spesso da una meravigliosa casualità. Si tratta dunque d’un’opera elencativa, una raccolta di frammenti (schegge di memoria), che traccia quasi un originale e moderno ritratto dell’artista da giovane. Tuttavia le serpentine peregrinazioni di Giovanni, a un certo punto della storia, tendono a un fine: rivedere Alice, la ragazza della quale s’era innamorato nell’infanzia. E in Spagna lo attende una sorpresa.
L’autore pare che con questo libro abbia voluto tirare le somme d’un tempo ormai perduto, recuperandone alcuni nitidi quadri, degni d’essere preservati nell’armadio del cuore, al riparo dall’inesorabile entropia dei triti fatti, che rapidi s’accavallano l’uno sull’altro. Ma lo stile del libro è forse l’elemento più originale: agile, prensile, macchiato di forestierismi (che definiscono meglio oggetti e sensazioni inseguiti dalla sensibilità dello scrittore), inventivo e ben limato. Luti è uno scrittore di razza da tenere d’occhio, perché potrebbe presto prospettarci nuove sorprese.
Data recensione: 01/07/2006
Testata Giornalistica: Caffè Michelangiolo
Autore: Primo De Vecchis