Esce in questi giorni un nuovo testo che aiuterà a comprendere meglio la figura di Antonio Pizzuto. È l’edizione critica delle lettere scambiate tra lui e il poeta Carlo Betocchi dal 1966 al
Carteggio
fra Carlo Betocchi e Antonio Pizzuto
Aggiornamento
Ringrazio anche Antonio Pagliai dell’Ufficio Stampa della casa editrice Polistampa,
che mi ha inviato il comunicato originale su richiesta di Gian Maria Molli -
giornalista RAI e attivo collaboratore della Fondazione Antonio Pizzuto - che
per la sua generosa sollecitudine si becca anche lui un dovutissimo
ringraziamento! Aggiungo in calce al post il testo e la foto del manoscritto
di una lettera tratta dal carteggio, su gentile concessione dell’editore.
Inedito carteggio
Carlo Betocchi / Antonio Pizzuto
finalmente pubblicato nella collana di epistolari Polistampa
Firenze, 07/07/2006 - Esce in questi giorni un nuovo testo che aiuterà a comprendere meglio la figura di Antonio Pizzuto. È l’edizione critica delle lettere scambiate tra lui e il poeta Carlo Betocchi dal 1966 al 1971. Il
volume (pp. 132, euro 15), a cura di Teresa Spignoli, non poteva trovare
miglior collocazione che nella collana «Il Diaspro. Epistolari», diretta da
Saverio Orlando per le fiorentine edizioni Polistampa, inaugurata nel 1992 dal
carteggio Pratolini Parronchi e già frequentata dalle relazioni epistolari
che lo scrittore siciliano mantenne con Giovanni Nencioni, Margaret Contini e
Gianfranco Contini (in preparazione, a cura di Antonio Pane, anche
l’epistolario Pizzuto Mondadori).
Con Signorina Rosina l’editore fiorentino ha intanto concluso la prima fase
del progetto che si proponeva, secondo l’auspicio di Gianfranco Contini, di
restituire al comune commercio l’opera di Antonio Pizzuto, il narratore più
originale del nostro Novecento. Il “Progetto Pizzuto” si è aperto nel
1998 con il recupero di un importante romanzo inedito, Così, e ha permesso di
riproporre alcune tra le sue più rilevanti prose: Ravenna (2002), Paginette
(2002), Sul ponte di Avignone (2004). Ai capolavori pizzutiani si sono
aggiunte poi le monografie critiche di Antonio Pane (Il leggibile Pizzuto,
1999) e Gualberto Alvino (Chi ha paura di Antonio Pizzuto?, 2000).
L’opera che ci viene oggi proposta (Betocchi/Pizzuto, Lettere
(1966-1971), Polistampa, «Diaspro/Epistolari» 9) è innanzitutto il
documento di una vicenda editoriale: la pubblicazione su «L’Approdo
Letterario» di alcune pagine del questore palermitano che onorava i suoi anni
estremi vergando le prose formalmente più temerarie del nostro Novecento. Le
65 missive raccolte e accuratamente chiosate da Teresa Spignoli inquadrano una
svolta cruciale della biografia artistica di Pizzuto: il preannuncio e la
definitiva affermazione di quella ’sintassi nominale’ che renderà
pressoché illeggibile una scrittura già conosciuta come ‘difficile’ e di
cui l’epistolario restituisce preziose istantanee. Ma, accanto ai segni di
questo travaglio creativo fuori dal comune, questa ‘corrispondenza di
servizio’ conserva altre postille che ne rendono la lettura estremamente
godibile: Betocchi si mostra ancora quale apparve a Giovanni Raboni, “un
artigiano toscano, un intagliatore di cornici, un orafo, un ebanista”;
Pizzuto svela un volto quantomai cordiale, un talento comunicativo capace di
condurre il minimo evento quotidiano, il semplice aneddoto nello spazio felice
del racconto. Illustrata da numerose foto e riproduzioni di alcuni manoscritti
originali, l’edizione è completata da regesto e indici dei nomi e delle
opere di Pizzuto.
Lettera di Antonio Pizzuto a Carlo Betocchi (16 febbraio 1967).
Segue il testo della lettera.
Roma,
16.2.[19]67
Carissimo Carlo,
ricevo la tua del 14. Quanto mi dispiace di non averti riveduto non so
dirti! e con me mia moglie (che aveva apparecchiato un gustoso pranzetto, e
solo alle 14 ci mettemmo a tavola) e Maria. Io poi avevo fatto marce da
Annibale per offrirti la sorpresa di Orto pronto, che ti ho inviato per Posta
(non so come sia capitata questa lettera maiuscola). Voglio rendere omaggio
alla speranza comunicandoti che il mio telefono è: 7566-942. E, quanto ad
Orto pronto, ti prego correggere: a) passeggiava invidiata donna una gallina
in: pascolava invidiata donna una gallina; b) nelle primissime righe
dell’apografo: appena luccicassero in: come luccicassero; c) ibid.,
nell’espressione «onde immessa dal fittavolo», temo di aver apposto tra «onde»
e «immessa» una virgola – che non c’era nell’originale – la quale
virgola, assurda ed irrazionale, distrugge l’architettura sintattica
dell’insieme e deve essere subito tolta, se c’è, perché bastevole a
guastare tutto. Dirai che esagero, ma questa stupida cretina e insensata
virgola – ove ci fosse, e temo ci sarà – non mi fa dormire. Che uno
travisi se stesso, è proprio il colmo, no? Sono stanchissimo per Orto, quindi
mi riposo prima di affrontare Pagella. Mille abbracci
tuo
Antonio.
Data recensione: 10/07/2006
Testata Giornalistica: Letturalenta.net
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