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È la storia di Monte di Andrea, uomo di fiducia e principale collaboratore del Datini, di Niccola, medico «sovversivo» che in epoca

Caponi narra la dinastia da Monte di Andrea, amico del Datini, a Antonio, deputato del Regno È la storia di Monte di Andrea, uomo di fiducia e principale collaboratore del Datini, di Niccola, medico «sovversivo» che in epoca risorgimentale lottò a fianco dei rivoluzionari, ma anche di Antonio, parlamentare dell’Italia postunitaria che si batté per la realizzazione della Direttissima. Sono tre esponenti della famiglia Angiolini, un casato pratese che attraverso sette secoli ha vissuto da protagonista la storia di Prato e anche dell’Italia. Le loro vicende sono uscite da un vecchio baule che per decenni è stato conservato in casa Angiolini. È nato così un libro dal titolo: «Gli Angiolini. Storia di una famiglia pratese dal Medioevo al Novecento», scritta da Claudio Caponi, autore di numerose pubblicazioni sulla storia di Prato e dei suoi movimenti sociali e politici. Oggi i diretti discendenti della storica famiglia sono i fratelli Elsa, ottantenne, e il novantenne Mario che hanno chiesto a Caponi non solo di catalogare tutti i documenti contenuti nel baule ritrovato, ma anche di riannodare i fili delle storie che coinvolgono i membri della dinastia.
Alla pubblicazione del libro, presentato questa mattina alla stampa, ha contribuito la Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, che da sempre sostiene iniziative culturali legate alla storia della città, ma anche perché Antonio Angiolini, è stato per oltre trent’anni, nei primi del Novecento, presidente della Cassa di Risparmio, mentre oggi il nipote Mario è il socio più anziano della Fondazione. «Siamo contenti di aver sostenuto questa iniziativa – commenta Ferdinando Albini, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato – come Fondazione riteniamo importante raccontare la storia della nostra città e soprattutto dei pratesi, la loro genialità imprenditoriale e in questo caso anche l’ardore politico».
Alla presentazione di questa mattina, oltre all’autore, ai vertici della Fondazione e agli editori Carlo Zella e Antonio Pagliai, erano presenti alcuni parenti della famiglia Angiolini, come Luciana Chiostri bisnipote di Antonio.
Chi sono gli Angiolini? «Sono tipici pratesi che hanno nel culto del lavoro, della famiglia e della loro città le principali caratteristiche», spiega Caponi, che non nasconde di essersi appassionato alle loro vicende. Giampiero Nigro, nella prefazione, scrive di aver letto questo libro «con la voracità di chi desidera capire meglio il formarsi dei connotati di fondo della nostra Prato». Anche Nigro, direttore scientifico della Fondazione «Datini», è rimasto colpito da alcune scoperte. Dalle carte infatti è emerso come un Angiolini, Monte di Andrea, fosse «amico e fattore» di Francesco di Marco Datini. «Fu proprio Monte – dice Caponi – che nel 1383, in assenza di Datini, badava al patrimonio del mercante aiutando la moglie Margherita. Addirittura gli venne affidato il compito di star dietro ai lavori di quella che ancora oggi è casa Datini».
Poi nel corso dei secoli gli Angiolini, da buoni pratesi, legano il proprio nome al tessile, in particolare all’uso delle Gualchiere, «tanto che a Prato c’è ancora una gora che porta il loro nome, vicino a piazza della Gualchierina e a via Antonio Angiolini», aggiunge Caponi. Per questo «le vicende degli Angiolini sono come un campione di laboratorio per seguire l’evoluzione delle classi sociali cittadine», scrive Nigro. «La loro è una classica storia di “ascensore sociale” pratese, un percorso che dall’Ottocento ha coinvolto molti cittadini. Gli Angiolini – afferma Caponi – negli anni sono passati da media ad alta borghesia, assumendo un lignaggio quasi nobiliare».
Il periodo più documentato è quello a cavallo tra Seicento e Ottocento. «Nel baule abbiamo trovato un quaderno di famiglia redatto nel corso dei secoli dove sono annotate nascite, matrimoni, morti dei componenti, è stato utilissimo», dice Caponi. È emersa così la figura di Niccola, il primo a inaugurare il ramo medico della famiglia. Da lui in poi gli Angiolini diventano dottori in medicina, anche Mario, come il padre e lo zio Antonio, è medico, e fu uno dei primi pediatri di Prato. Il primo medico, Niccola, lega il proprio nome alle lotte risorgimentali, perché diviene un liberale convinto, amico di Cironi e Mazzoni. «Niccola teneva un diario segreto, anch’esso custodito nel baule, – rivela Caponi – nel quale descrive la vita politica pratese nell’Ottocento e commenta, anche in modo feroce, tutti i principali protagonisti della città». Nei primi del Novecento emerge la figura di Antonio, nipote di Niccola, che viene definito da Caponi «l’uomo nuovo per il secolo nuovo». «Egli rappresenta perfettamente quella nuova classe dirigente composta da cittadini impegnati a costruire una società diversa dalla precedente, più libera e aperta al progresso sociale ed economico», dice Caponi. Da deputato, Antonio Angiolini contribuisce da Roma allo sviluppo di Prato. «Quando, nel 1908, il Parlamento approva il progetto Protche per la realizzazione della Direttissima, Angiolini, che ne fu il propugnatore, viene accolto in città con i massimi onori». Tra personaggi illustri non mancano le «pecore nere». «Ce ne sono almeno un paio – conclude Caponi – come un altro Antonio che nel ’700 dilapidò mezzo patrimonio in giro per l’Italia, anche vivendo storie molto curiose. Per un certo periodo fu cuoco a Roma per un cardinale».
Nel libro non mancano numerose foto e immagini mentre la parte conclusiva della pubblicazione contiene una ricca documentazione.
Data recensione: 02/06/2013
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Giacomo Cocchi