Guardano indietro per guardare avanti: questo hanno in comune i due scrittori toscani Alberto Severi, giornalista e autore di teatro, e Francesco Luti, nipote dell’italianista Giorgio. Nei
Guardano indietro per guardare avanti: questo hanno in comune i due scrittori toscani Alberto Severi, giornalista e autore di teatro, e Francesco Luti, nipote dell’italianista Giorgio. Nei loro romanzi, ricostruiscono una stagione che seppur recente appare già lontana, come se la sindrome del secolo breve sconfinasse dal Novecento per correre veloce lungo l’inizio del nuovo millennio, piagato da contraddizioni che rendono assai difficile raccontarlo. A meno che non si cominci da un passato con cui fare i conti, quello che ha traghettato le vite di tutti verso la precarietà e la paura, il terrorismo e l’incertezza, il dominio del mercato globale, in un traumatico passaggio da una stagione in cui pareva prendere campo la coscienza civile che punisce la politica corrotta (Tangentopoli) a una in cui si torna all’illegalità diffusa, tra il trionfo berlusconiano e la dittatura di un pensiero unico che appiattisce. In questo asfissiante quadro si muovono i personaggi dei due libri, sullo sfondo di una Firenze che nella sua immobilità muta comunque, e non in meglio. Il romanzo di Alberto Severi è poderoso e affascinante, con un inevitabile respiro teatrale poiché deriva dallo spettacolo omonimo messo in scena lo scorso anno. È la storia di tre sorelle che lavorano nel negozio di parrucchiere da uomo che il padre ha lasciato loro. Silvia, tradizionalista, mortifica in un timore finto pudico la propria sensualità; Alessia, molto bella, lesbica, è un’attrice frustrata; Valentina, la più giovane, è una ninfomane che passa da un letto all’altro. Tre sorelle nella Firenze anni Novanta, sulla soglia di una bufera che non spazza via le nuvole: è Tangentopoli, che Severi coglie con ironia nel suo aspetto farsesco e tragico; è la stagione delle bombe, che feriscono a morte Firenze, è la vigilia di una nuova restaurazione politica. Così Severi dipinge coi colori della commedia tutta la claustrofobica violenza di un’epoca chiusa su se stessa. Più intimista è il romanzo di formazione di Francesco Luti, che scorre sugli anni Ottanta e Novanta tra Firenze, il Brasile e la Spagna. Protagonista Giovanni Alis, appassionato di teatro, costretto a scontrarsi col cinismo montante e teso a conservare la propria autenticità in un passaggio di stagione venato di malinconia. ALBERTO SEVERI “Barber’s shop”, Grandevetro, pp.397, € 15 FRANCESCO LUTI “Millepiedi”, Polistampa, pp.230, € 12
Data recensione: 06/05/2006
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: David Fiesoli