“Un uomo ricco è solamente un poveruomo con tanti soldi” A. Onassis
Gli autori di questo romanzo sembrano partire dall’eco lontana di questo pensiero per vivisezionare una classe sociale in via d’estinzione, avvilita dalla sua stessa incapacità di porsi delle domande, allegoria parossistica di se stessa: l’alta borghesia.
Non è un ritratto crudele disegnato con distacco accademico, ma un tuffo doloroso dentro le derive di un mondo più complesso di quel che appare. Perché in qualsiasi contesto, l’uomo non perderà mai la sua individualità. Nel traffico convulso in cui si dibattono figure giovanili mai connesse fino in fondo al mondo reale, brillano le bellissime sorelle Bandinelli, sprezzanti e cinicamente feroci persino l’una con l’altra; Alex, il capetto della compagnia, viziato e forte della sua arrogante “ricchezza”; infine Lucio, un ragazzo semplice che si scaraventa in un ambiente che teme e desidera senza pudore. E i sentimenti? Bruciano sotto la cenere. Tutti i personaggi, delineati con spigolosa ironia, hanno le cose più belle ma non sembrano avere la vita. Per questo si scambiano colpi violentissimi semplicemente allo scopo di primeggiare. Per questo sono disposti persino a uccidere. La Firenze male è un romanzo veloce come un battito di ciglia, dove umanità e squallore si confondono: basta ottenere un bacio in più da scordare il più presto possibile. Non è una storia che, nonostante il titolo, ha una sua collocazione geografica: le radici territoriali sono solo apparenti. Né può essere indirizzato unicamente alla classe sociale di riferimento. Un racconto che si muove sotto traccia e che obliquamente ti guarda negli occhi. Perché quei ragazzi in fondo siete voi. Anzi, quei ragazzi, forse... siamo tutti noi.
“Un uomo ricco è solamente un poveruomo con tanti soldi” A. Onassis
Gli autori di questo romanzo sembrano partire dall’eco lontana di questo pensiero per vivisezionare una classe sociale in via d’estinzione, avvilita dalla sua stessa incapacità di porsi delle domande, allegoria parossistica di se stessa: l’alta borghesia.
Non è un ritratto crudele disegnato con distacco accademico, ma un tuffo doloroso dentro le derive di un mondo più complesso di quel che appare. Perché in qualsiasi contesto, l’uomo non perderà mai la sua individualità. Nel traffico convulso in cui si dibattono figure giovanili mai connesse fino in fondo al mondo reale, brillano le bellissime sorelle Bandinelli, sprezzanti e cinicamente feroci persino l’una con l’altra; Alex, il capetto della compagnia, viziato e forte della sua arrogante “ricchezza”; infine Lucio, un ragazzo semplice che si scaraventa in un ambiente che teme e desidera senza pudore. E i sentimenti? Bruciano sotto la cenere. Tutti i personaggi, delineati con spigolosa ironia, hanno le cose più belle ma non sembrano avere la vita. Per questo si scambiano colpi violentissimi semplicemente allo scopo di primeggiare. Per questo sono disposti persino a uccidere. La Firenze male è un romanzo veloce come un battito di ciglia, dove umanità e squallore si confondono: basta ottenere un bacio in più da scordare il più presto possibile. Non è una storia che, nonostante il titolo, ha una sua collocazione geografica: le radici territoriali sono solo apparenti. Né può essere indirizzato unicamente alla classe sociale di riferimento. Un racconto che si muove sotto traccia e che obliquamente ti guarda negli occhi. Perché quei ragazzi in fondo siete voi. Anzi, quei ragazzi, forse... siamo tutti noi.
PSEditore, 2015
Pagine: 192
Caratteristiche: b/n, br.
Formato: 14x21,5
ISBN: 978-88-98930-63-0
Settore: