“<i>Cent’anni di psicoterapia e il mondo va sempre peggio</i>, è il titolo di una lunga intervista di James Hillmann. Ma non è colpa della psicoterapia se il mondo va sempre peggio. Il problema è che la psicoterapia non può svolgere una funzione utile se rimane acquartierata nei suoi spazi protetti, ad occuparsi dell’affettività, dell’emozione, della sessualità, del linguaggio, come se in questi spazi non soffiasse, violento, il vento della devastazione sociale, dell’aggressività, della guerra, dell’ingiustizia e dell’umiliazione.
La psicopatia ha preso un andamento nuovo. Nei secoli passati la follia circolava nei vicoletti del villaggio come una distorsione della visione intima, o come un acutizzarsi più o meno doloroso della percezione. Nell’epoca borghese e moderna la psicopatia aveva le forme familiarizzate della nevrosi che corrode un’emotività contenuta, ristretta, repressa.
Ma non possiamo limitarci a questo, se vogliamo oggi comprendere le forme della sofferenza psichica, e soprattutto se vogliamo sviluppare modalità di elaborazione linguistica, concettuale, pragmatica, capaci di modificare il campo sociale della sofferenza offrendo un percosrso di maturazione, un senso: perché di questo si tratta, non di cancellare, di anestetizzare la sofferenza, ma di renderla consapevole.”
dalla Prefazione di Franco Berardi
“<i>Cent’anni di psicoterapia e il mondo va sempre peggio</i>, è il titolo di una lunga intervista di James Hillmann. Ma non è colpa della psicoterapia se il mondo va sempre peggio. Il problema è che la psicoterapia non può svolgere una funzione utile se rimane acquartierata nei suoi spazi protetti, ad occuparsi dell’affettività, dell’emozione, della sessualità, del linguaggio, come se in questi spazi non soffiasse, violento, il vento della devastazione sociale, dell’aggressività, della guerra, dell’ingiustizia e dell’umiliazione.
La psicopatia ha preso un andamento nuovo. Nei secoli passati la follia circolava nei vicoletti del villaggio come una distorsione della visione intima, o come un acutizzarsi più o meno doloroso della percezione. Nell’epoca borghese e moderna la psicopatia aveva le forme familiarizzate della nevrosi che corrode un’emotività contenuta, ristretta, repressa.
Ma non possiamo limitarci a questo, se vogliamo oggi comprendere le forme della sofferenza psichica, e soprattutto se vogliamo sviluppare modalità di elaborazione linguistica, concettuale, pragmatica, capaci di modificare il campo sociale della sofferenza offrendo un percosrso di maturazione, un senso: perché di questo si tratta, non di cancellare, di anestetizzare la sofferenza, ma di renderla consapevole.”
dalla Prefazione di Franco Berardi
Carlo Zella, 2002
Pagine: 128
Caratteristiche: br.
Formato: 14x21
ISBN: 978-88-88433-01-1
Settori: