Viene raccolta qui una parte della produzione poetica di Favati (un trentennio, cominciato da autore “tardivo” anche editorialmente, tra fine degli anni Sessanta e fine dei Novanta) ossia quella impegnata - come segnalarono critici di vario orientamento, quali Lunetta, Manacorda, Manescalchi, Pedullà, Zagarrio - sulla corda della tensione ideo-sociale. Corda peraltro “ammirevolmente rigida e tuttavia sempre spezzata, riannodata, rimessa a tiro”, con “gelido furor […] oppositivo a un vivere stupido e osceno” (Lunetta), a un mondo in cui libertà e diritti fondamentali sono stati o sono tuttora negati oppure di fatto e subdolamente elusi.
Una parte, va aggiunto, sottoposta a potatura, e non solo per le del resto modeste varianti; parte di una parte quindi, e inevitabilmente (opportunamente?) ricontestualizzata. Più di un lettore, critico di professione e non, ha avvertito i modi personalissimi di Favati, la singolarità della sua “avanguardia materiata di tradizione”, grazie a una “fantasia prodigiosa messa al servizio degli incastri, smontando e rimontando parole, titoli di libri e di films, nomi di vie, lettere di altri” (Pellegrini); mescidando stili, versi saturnini e accensioni sarcastiche, improvvisi scarti sintattici e semantici e fitte invenzioni linguistiche.
Viene raccolta qui una parte della produzione poetica di Favati (un trentennio, cominciato da autore “tardivo” anche editorialmente, tra fine degli anni Sessanta e fine dei Novanta) ossia quella impegnata - come segnalarono critici di vario orientamento, quali Lunetta, Manacorda, Manescalchi, Pedullà, Zagarrio - sulla corda della tensione ideo-sociale. Corda peraltro “ammirevolmente rigida e tuttavia sempre spezzata, riannodata, rimessa a tiro”, con “gelido furor […] oppositivo a un vivere stupido e osceno” (Lunetta), a un mondo in cui libertà e diritti fondamentali sono stati o sono tuttora negati oppure di fatto e subdolamente elusi.
Una parte, va aggiunto, sottoposta a potatura, e non solo per le del resto modeste varianti; parte di una parte quindi, e inevitabilmente (opportunamente?) ricontestualizzata. Più di un lettore, critico di professione e non, ha avvertito i modi personalissimi di Favati, la singolarità della sua “avanguardia materiata di tradizione”, grazie a una “fantasia prodigiosa messa al servizio degli incastri, smontando e rimontando parole, titoli di libri e di films, nomi di vie, lettere di altri” (Pellegrini); mescidando stili, versi saturnini e accensioni sarcastiche, improvvisi scarti sintattici e semantici e fitte invenzioni linguistiche.
Polistampa, 2000
Pagine: 72
Caratteristiche: br.
Formato: 14x21
ISBN: 978-88-8304-175-4
Collana:
Sagittaria | Opera, 1
Settore: