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Luigi Dallapiccola

Luigi Dallapiccola

Nato a Pisino d’Istria nel 1904 e morto a Firenze (sua città di adozione a partire dal 1922) nel 1975, Dallapiccola ha vissuto in prima persona i drammi legati alle due guerre mondiali che hanno segnato la prima parte del Novecento: nel corso della prima ha subito l’internamento a Graz. Nel corso della seconda ha dovuto sopportare le persecuzioni razziali contro sua moglie Laura Coen Luzzatto, figura fondamentale per tutta la sua opera. In conseguenza di questi drammi privati nacque la Trilogia (Canti di prigionia, Il Prigioniero, Canti di liberazione). Il suo percorso dodecafonico, sempre legato a una profondissima ricerca spirituale, si è svolto nel segno di un’importante produzione teatrale: Volo di notte del 1939, Marsia del 1943, Il prigioniero del 1948, Job del 1950 e infine Ulisse del 1968, che rappresenta la sua massima conquista musicale, tra i più alti traguardi spirituali del secolo. Dallapiccola è legato, sin dal suo arrivo a Firenze, al Conservatorio “Luigi Cherubini”, in cui fu allievo negli anni 1923-1932 e docente dal 1934 al 1967. Particolarmente intenso il suo rapporto con il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, dove una sua composizione, Partita, venne eseguita per la prima volta nel gennaio del 1933. Da allora le sue composizioni sono state presenti in ogni stagione senza interruzione fino al 1996. Dopo la sua morte sono stati istituiti a Firenze due ‘Fondi Dallapiccola’: uno al Gabinetto G. P. Vieusseux e uno alla Biblioteca Nazionale Centrale. La sua musica oggi, a cento anni dalla nascita, è universalmente riconosciuta come una delle pietre miliari del Novecento musicale. La sua è stata una figura guida per tutta una generazione, da Luigi Nono a Luciano Berio. In Dallapiccola si uniscono il rigore del sistema dodecafonico, elaborato a Vienna agli inizi del Novecento da Schönberg, Berg e Webern, e il recupero dei massimi valori della tradizione musicale italiana, con particolare attenzione alla melodia e al teatro musicale, trascurati da molti compositori delle generazioni sia precedenti che successive. Insieme ai Maestri viennesi, Dallapiccola è da considerare uno dei padri della dodecafonia, a cui ha apportato un contributo personale particolarmente significativo.
Nato a Pisino d’Istria nel 1904 e morto a Firenze (sua città di adozione a partire dal 1922) nel 1975, Dallapiccola ha vissuto in prima persona i drammi legati alle due guerre mondiali che hanno segnato la prima parte del Novecento: nel corso della prima ha subito l’internamento a Graz. Nel corso della seconda ha dovuto sopportare le persecuzioni razziali contro sua moglie Laura Coen Luzzatto, figura fondamentale per tutta la sua opera. In conseguenza di questi drammi privati nacque la Trilogia (Canti di prigionia, Il Prigioniero, Canti di liberazione). Il suo percorso dodecafonico, sempre legato a una profondissima ricerca spirituale, si è svolto nel segno di un’importante produzione teatrale: Volo di notte del 1939, Marsia del 1943, Il prigioniero del 1948, Job del 1950 e infine Ulisse del 1968, che rappresenta la sua massima conquista musicale, tra i più alti traguardi spirituali del secolo. Dallapiccola è legato, sin dal suo arrivo a Firenze, al Conservatorio “Luigi Cherubini”, in cui fu allievo negli anni 1923-1932 e docente dal 1934 al 1967. Particolarmente intenso il suo rapporto con il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, dove una sua composizione, Partita, venne eseguita per la prima volta nel gennaio del 1933. Da allora le sue composizioni sono state presenti in ogni stagione senza interruzione fino al 1996. Dopo la sua morte sono stati istituiti a Firenze due ‘Fondi Dallapiccola’: uno al Gabinetto G. P. Vieusseux e uno alla Biblioteca Nazionale Centrale. La sua musica oggi, a cento anni dalla nascita, è universalmente riconosciuta come una delle pietre miliari del Novecento musicale. La sua è stata una figura guida per tutta una generazione, da Luigi Nono a Luciano Berio. In Dallapiccola si uniscono il rigore del sistema dodecafonico, elaborato a Vienna agli inizi del Novecento da Schönberg, Berg e Webern, e il recupero dei massimi valori della tradizione musicale italiana, con particolare attenzione alla melodia e al teatro musicale, trascurati da molti compositori delle generazioni sia precedenti che successive. Insieme ai Maestri viennesi, Dallapiccola è da considerare uno dei padri della dodecafonia, a cui ha apportato un contributo personale particolarmente significativo.

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