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Antonio Comerci è impegnato, da una vita, dapprima come redattore poi come direttore, in un mensile particolare, che ha come editore una delle più potenti aziende di grande distribuzione. Si tratta dell’”Informatore” dell’Unicoop

Atto d’accusa di Antonio Comerci in un libro edito da Mauro PagliaiAntonio Comerci è impegnato, da una vita, dapprima come redattore poi come direttore, in un mensile particolare, che ha come editore una delle più potenti aziende di grande distribuzione. Si tratta dell’”Informatore” dell’Unicoop Firenze. Un periodico che va in mano a oltre centomila persone di tutte le età, di tutti i ceti. E il comunicare acquista una importanza speciale. Coinvolge il consumo, ma anche il tempo libero e i libri.  E’ un comunicare che in forma e, nello stesso tempo, deve convincere, in una sorta di educazione del consumatore.In questo contesto, gli è venuto facile effettuare un viaggio tra i mezzi e i messaggi della società che comunica. Un viaggio concretato in un libretto agile (“Scomunicati”, Mauro Pagliai editore, pagg. 109, euro 8), fatto di appunti, riflessioni (cose brevi, dirette), suddivisi in tre capitoli: “Mezzi e mezzucci”, “Nella folla dei messaggi” e “Libri e dintorni”.Dico subito, trovando d’accordo l’autore, che non è un manuale, ma una sorta di diario, redatto con l’intento di farsi  leggere, e capire. Che non è impresa facile, oggi.Comerci tiene a precisare che i suoi non sono pensieri in libertà, ma affermazioni sostenute da riscontri, pezze d’appoggio . Al punto che quanto da lui esternato da tempo è acquisito dalla scienza della comunicazione.Comerci rende omaggio all’oralità. Di più: l’esalta. Afferma che è il cemento delle società umane, mentre la scrittura è stata solo uno strumento, a vantaggio di pochi, almeno fino a due secoli fa. La comunicazione – sottolinea – è un processo che ha la sua base nell’oralità e nelle immagini. La rappresentazione scritta – aggiunge - è una cosa diversa, un secondo livello, che richiede applicazione e preparazione.“Comerci – scrive in prefazione Carlo Sorrentino, docente di teoria e tecniche delle comunicazioni di massa all’Università di Firenze, e coordinatore del master universitario di giornalismo – guarda gli altri, con un distaccato coinvolgimento che mi verrebbe di definire fiducia, simpatia e, perché no, senso civico, e immagina, collega, sintetizza, scostumatamente si tira fuori dal coro (stonato) e intona un suo canto, alla fine del quale ci sentiamo maggiormente in comunione con i nostri contemporanei: comunicati, connessi e – perché non esagerare? – più lieti”.L’occhio di Comerci è implacabile: “L’edicola è diventata un gran bazar, piena di cose inutili, spesso di bassa qualità, e gonfi di pubblicità, i giornali s’intravedono appena, sommersi da tutta l’altra roba e dai loro stessi gadget”. Per questo, gli capita sempre più di rado di attraversare la strada per andare dal giornalaio a comprare il quotidiano, addirittura quel quotidiano cui +è rimasto fedele per trent’anni.E non manca l’atto d’accusa nei confronti dei giornalisti:. Non esistono più le veline. Oggi le veline sono un’altra cosa. Vanno in tv a mostrarsi mezzo nude in trasmissioni spazzatura. Oggi esistono i comunicati. “I comunicati – dice – si sono moltiplicati con le fotocopiatrici, sono aumentati di tanto con il fax, straripano con la posta elettronica. Molte parti del giornale sono riempite con i comunicati. Con la posta elettronica il giornalista non deve più nemmeno riscrivere il testo, basta il taglia e incolla del computer. Se il lavoro è fatto con intelligenza e professionalità da giornalisti seri non c’è niente di male”. “Il problema, semmai, – aggiunge – è che tutti riportano le stesse cose, spesso con gli stessi titoli. Non c’è più il giornalista che cerca la notizia, ma la notizia che cerca il giornalista”. C’è da chiedersi, a questo punto, in maniera provocatoria, quanti comunicati Comerci ha fatto nella sua ormai lunga attività.
Data recensione: 19/11/2007
Testata Giornalistica: Il Corriere di Firenze
Autore: Riccardo Cardellicchio