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Oltre che un valente pittore e incisore, Sigfrido Bartolini è stato un critico d’arte tra i più ‘controcorrente’. Lucido ma radicale, drastico ai limiti del manicheo, ha anticipato molti

Oltre che un valente pittore e incisore, Sigfrido Bartolini è stato un critico d’arte tra i più ‘controcorrente’. Lucido ma radicale, drastico ai limiti del manicheo, ha anticipato molti successori tra i quali Vittorio Sgarbi, che ne ha riconosciuto primato definendo Bartolini: ‘Il bambino che vede il re nudo e ha il coraggio di scrivere quello che nessun altro scriverebbe’. Si può ovviamente non concordare con alcune posizioni dell’artista pistoiese e con le sue modalità ‘militanti’, ma non disconoscerne l’incisività letteraria, la capacità di farsi capire da tutti, sublimando in una prosa pirotecnica le sensazioni ‘di pancia’ che molte persone comuni provano di fronte agli eccessi delle ‘avanguardie’. A pochi mesi dalla scomparsa di Bartolini – nato nel 1932 ma in qualche modo intellettuale ‘antico’, essendo entrato in piena attività già nel 1947 - Polistampa ristampa opportunamente “La grande impostura”, raccolta di corrosive critiche e cronache su ‘fasti e misfatti dell’arte moderna e contemporanea’, che può essere letta come una sorta di testamento spirituale. Pagine caustiche, stroncature senza appello distribuite a colleghi, organizzatori e mercanti del settore. Per una Biennale di Venezia scrive: ‘Il sapore acre della parata in maschera che nasconde la tragedia. Tramontato da tempo il gusto per la bellezza, e già superato da tempo quello breve del repellente, è rimasta la noia’. Osservando una modella che ‘posa completamente nuda davanti a uno specchio’ ammette, come un ragazzino irriverente: ‘Sostiamo in molti, nell’attesa che la ragazza si volti, ma non succede’. A Burri e Duchamp rimprovera la commistione tra informale e mercato, pop art e musealismo. Parlando di Achille Bonito Oliva colpisce gli eccessi di marketing dell’industria espositiva: ‘Se dobbiamo fare le nozze coi fichi secchi, sembra essersi detto il nostro organizzatore, bisogna almeno tuffarli nel similoro dell’eloquio che usa l’iperbole e servirli su un vassoio di retorica’. E poi un aforisma di efficacia flaianea: ‘Il sonno della ragione genera mostre’. Alcune tesi di Bartolini lasciano perplessi: ad esempio, quella dell’inimitabilità come specifico della vera arte, sostenuta piazzando falsi Fontana a galleristi ed esperti (una beffa come i falsi Modigliani, raccontata in un articolo esilarante che purtroppo il libro non contiene). Man mano che le ‘avanguardie’ si sono ridotte a meste auto-citazioni commerciali, però, le parole dell’artista hanno trovato sempre maggiore verità.
Data recensione: 27/08/2007
Testata Giornalistica: Almanacco della Scienza
Autore: Marco Ferrazzoli