Non è facile classificare i libri “di fotografie” di Francesco Jappelli, anche se la caratteristica che salta per prima agli occhi del lettore...
Non è facile classificare i libri “di fotografie” di
Francesco Jappelli, anche se la caratteristica che salta per prima agli occhi
del lettore è sicuramente il livello estetico delle immagini. Si tratta infatti
di bellissime fotografie in b/n tutte scattate nel centro storico di Praga, con
l’eccezione di alcune del libro su Jaroslav Seifert, dove lo sguardo spazia
anche su scorci e angoli del tutto sconosciuti a turisti e viaggiatori. Sono
immagini riprese in un arco temporale di pochi decenni, dalla fine degli anni
’70 fino a pochi anni fa, e sono in genere scattate in condizioni di luce molto
particolari e quasi sempre senza presenze umane.
I quartieri monumentali di Praga si prestano sicuramente ad essere fotografati
e sono una meta turistica famosa, ma l’abilità del fotografo va oltre il puro
mezzo tecnico e l’attrattiva estetica del soggetto: al pari di altri artisti
“visuali” egli reinterpreta, rivisitandolo, il soggetto, cioè il particolarissimo
contesto storico-urbanistico di Praga, cerca di coglierne “l’anima” e tradurla
in immagini.
Ma c’è di più: Jappelli si considera, e a buona ragione, un alunno di A. M.
Ripellino, che per primo teorizzò la possibilità di leggere quel particolare contesto
urbano anche come storia politica e culturale di una città scritta non con
l’inchiostro, bensì con i conci, gli stucchi, le cimase, i ciottoli ecc. ecc. I
suoi libri sono così anche guide ragionate che individuano un filo rosso nel tessuto
architettonico monumentale e lo seguono rigorosamente, corredando le immagini
di informazioni testuali spesso preziose e sempre affidabili.
Questo quarto libro non solo rientra nella serie, ma si può dire che raggiunga
un po’ l’acme di questa impostazione, parlando in particolare degli architetti,
degli stuccatori, dei pittori e degli altri artigiani provenienti dall’Italia
che operarono intensamente a Praga nei secoli asburgici più importanti, cioè
dal XVI al XVIII secolo. E questi artisti e artigiani di altissimo livello
furono talmente tanti da costituire una piccola comunità di cui ci sono ancora
tracce nella Praga di oggi, sia in alcuni edifici storici che nella
toponomastica della città; e da qui parte l’autore per introdurre l’argomento.
A Malá Strana c’è infatti ancora la chiesa di S. Maria Vittoriosa e c’è un ex
ospedale della Congregazione degli italiani, costruiti entrambi dagli italiani
e storicamente tenuti dai gesuiti. Nei dintorni di questi edifici abitava la
maggior parte degli italiani e col tempo quella strada prese il nome di Vlasška
ulica (via Italiana).
Jappelli conduce poi il lettore in una visita guidata negli altri quartieri del
centro di Praga, dove ancora si possono ammirare le realizzazioni che furono opera
di italiani, tra i quali alcune parti del Castello, chiese, edifici pubblici e infine
case nobiliari.
La maggioranza delle maestranze e degli artigiani provenivano dalla valle d’Intelvi,
ultimi rappresentanti dei “maestri comasini”, oltre a pochi epigoni dei
“maestri campionesi”, mentre gli architetti arrivarono anche da altre regioni
d’Italia e in particolare dalla Toscana.
Il libro, grazie alla sua precisione e completezza, risulta essere quasi un catalogo
ragionato delle opere architettoniche, dei relativi architetti, degli artigiani
e degli artisti che letteralmente plasmarono quella che oggi è l’immagine
urbanistico-monumentale forse più bella di Praga.
Data recensione: 01/04/2025
Testata Giornalistica: Slavia
Autore: Gianfranco Abenante