Quando sono nate le favole? Cosa sarebbe la nostra vita senza un elemento che coagula un’identità, àncora un’appartenenza...
C’era una volta…
Quando sono nate le favole? Cosa sarebbe la nostra vita
senza un elemento che coagula un’identità, àncora un’appartenenza, viaggia
oralmente di generazione in generazione, depositandosi nell’immaginario
collettivo?
In tempo in cui la tv è purtroppo centrale e sparge nichilismo e dipendenza e
ha provocato un’afasia patologica che ha desertificato il nostro immaginario e
impoverito la lingua, sarebbe bello tornare a raccontarle, ma anche a leggerle.
Perché nelle favole tutto è possibile.
Lo studioso Carlo Lapucci ha scavato nel patrimonio favolistico della sua
regione, la Toscana e ha prodotto alcune pubblicazioni. L’ultima delle quali è
appena uscita. “Stretta la foglia, larga la via” (Storie dei regni sotterranei
d’Orchi di castelli celesti di Fate e di grotte magiche di tesori), Sarnus
editore, Firenze 2024, pp. 224, euro 16.50 (collana Children’s Corner).
Nella prefazione, citando Mircea Eliade, che ha girato il mondo e studiato
popoli ed etnie di tutti i Continenti, si traccia il concept della ricerca: si
divide il tempo in magico-religioso (quello delle favole) e profano, il nostro,
purtroppo.
Le favole della raccolta sono divise in gruppi: Le donne avvedute, Fole e
folette di vecchie e di vecchiette, Le astuzie, Gli stolti, Il mistero e Le
chimere.
Alcune sono riconoscibili perché diciamo così classiche; altre sono riprese e
rivedute. Con tutti i richiami necessari. Altre ancora sono specifiche di quel
territorio e appartengono alla narrazione dei toscani che in questo modo se ne
ri-appropriano. Anche sotto l’aspetto sociologico, antropologico, linguistico.
L’operazione di ricognizione e recupero è encomiabile specie in un momento
storico in cui avviene, e non per caso, la rimozione ex abrupto degli archetipi
fondanti dell’immaginario dei popoli per un’omologazione destrutturante di ogni
identità.
E allora, c’era una volta Criscuglia, l’orfanella disobbediente e vanitosa che
si ritrovò un musetto da marmotta che fece sghignazzare il reame, il contadino
che gabba il Diavolo con un gallo infrattato fra i rami, lo stagnino a cui
rubano l’asino che ritrova alla fiera, la sapienza di Tenaglia aspirante malfattore,
Sparago il cialtrone del Santerno costretto ad andar per mare protetto dallo
scapolare del Romito, l’arrotino filosofo che teneva testa al Re…
Data recensione: 09/10/2024
Testata Giornalistica: Avanti!
Autore: Francesco Greco