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Perché i vini un tempo famosi e desiderati alle corti europee non trovavano più mercato al di fuori del Granducato?

In un volume il diario di viaggio alla metà dell’Ottocento per studiare la produzione di qualità oltralpe Perché i vini un tempo famosi e desiderati alle corti europee non trovavano più mercato al di fuori del Granducato? Siamo a metà dell’Ottocento e la gloria passata in campo enologico è tutta da ricostruire. A porsi il problema sul motivo del declino dei suoi vigneti, ma anche di tutti gli altri fiorentini e toscani, è il barone Bettino Ricasoli, erede del Castello e della tenuta di Brolio. È con lui che inizia la storia della lunga ma determinata risalita dei vini toscani, fino agli attuali Super Tuscan, orgoglio del made in Italy in tutto il mondo.
A raccontare questa grande ed epica avventura è un libro pieno di inediti, che pubblica il diario di viaggio del Barone di Ferro, che nel 1851 partì alla scoperta di come si facesse il vino nella vicina Francia, già rinomata per la qualità delle sue etichette. Il volume, edito da Polistampa, si intitola “Bettino Ricasoli. Da agricoltore, soltanto da agricoltore, nella Francia del 1851”, è a cura di Monika Poettinger, docente di Storia economica all’Università Bocconi,con introduzione di Cosimo Ceccuti. E ci accompagna nell’epoca pionieristica di un’Italia, e Toscana, ancora arretrata su molti fronti rispetto ad altri Paesi europei.
È con questa consapevolezza che Ricasoli nel 1851 parte per l’Esposizione Universale di Londra, dove avrebbe visto il meglio nell’economia e nella cultura che si stava realizzando per correre verso la modernità.
Ma durante il suo viaggio fa molte tappe, toccando le più importanti regioni vinicole francesi, saltando su e giù da treni, omnibus, navi a vapore,e carrozze. «In quel periodo il Chianti era in crisi, con prezzi bassi e poca esportazione – spiega la Poettinger –, mentre i vini francesi circolavano di più e a prezzi alti. Le domande a cui Ricasoli cercava risposta dal Languedoc al Médoc, dal Bordolese alla Borgogna, erano quelle poste dagli agronomi dell’Accademia dei Georgofili, almeno dalla fine del ’700: perché i vini toscani erano decaduti? Perché i prezzi erano così alti rispetto alla qualità? Perché deperivano così presto?»
Corredato da un ampio saggio introduttivo, il prezioso diario di viaggio rappresenta contiene tante riflessioni sulla vitivinicoltura toscano, oltre che trampolino per una nuova stagione di sperimentazioni. «Grazie a Ricasoli il Chianti sarebbe diventato una denominazione riconosciuta e richiesta – spiega la curatrice –, ma non subito. Se Ricasoli riuscì a trasformare Brolio in una tenuta modello, il rilancio della viticoltura toscana avrebbe dovuto aspettare gli anni ’60 del Novecento, ben oltre un secolo dopo quel viaggio in Francia». Il testimone passerà idealmente ad un altro aristocratico, il marchese Piero Antinori, che più di un secolo dopo partirà anche lui alla volta della Francia con lo stesso intento. E da lì nascerà il celebre Tignanello.
Data recensione: 15/08/2024
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Olga Mugnaini