Hershey Felder incarna la canzone di Marvin Gaye che dice: «ovunque io appoggi il mio cappello, quella è la mia casa». Sarà perché di famiglia...
Hershey Felder incarna la canzone di Marvin Gaye che dice:
«ovunque io appoggi il mio cappello, quella è la mia casa». Sarà perché di
famiglia ebrea costretta a disperdersi nel mondo durante il nazismo, ma l’artista
canadese ha messo radici in tante città. Da New York a Los Angeles. Da qualche
anno vive in un castello sulle colline di Bagno a Ripoli circondato da
pianoforti d’antiquariato (uno è appartenuto a Chopin) e anche a Firenze Felder
ha applicato la sua filosofia d’arte e di vita: mettere a disposizione dell
comunità locale il suo know-how internazionale. Un progetto che ha trovato
l’adesione dei Pagliai, famiglia di editori fiorentini proprietaria del Teatro
Niccolini dal 2006, che da settembre fino a gennaio darà in gestione (su pagamento
di un regolare affitto) la sala di via Ricasoli proprio a Felder, «fermo
restando che se il suo lavoro darà i frutti sperati, siamo disponibili a prolungare
i nostri rapporti» afferma Antonio Pagliai.
Da artista (è compositore, i suoi spettacoli sui grandi della musica sono stati
campioni d’incasso in America, il 12 settembre al Teatro Romano di Fiesole
tornerà in scena Il quarto uomo, la sua opera ispirata a un episodio della
Resistenza che vide protagonisti alcuni carabinieri, evento nell’ambito degli
80 anni dall’intervento dell’Arma nella guerra di Liberazione) e manager in
America, Felder è abituato a non avere contributi pubblici. «La stagione che curerò
sarà a rischio privato – spiega – soprattutto mio. Anche lo spettacolo
fiesolano è stato tutto a mio carico. Ci saranno sponsorizzazioni grazie anche
alla rete internazionale che ho messo insieme in tanti anni di lavoro nel
mondo, ma conto soprattutto sulla vendita dei biglietti. Io non voglio prendere
da Firenze, ma dare a Firenze: i soldi pubblici non mi interessano. Non voglio
sentirmi ospite».
Felder parla di rischio. Che non è certo basso, visto le ambizioni del suo
cartellone: «Porteremo grandi virtuosi italiani e stranieri, della classica e
del jazz. Realizzeremo talk con star del cinema, ad esempio con i protagonisti
di una serie Netflix di cui ancora non posso parlare. Faremo esibire sul palco
del Niccolini i maggiori artisti del musical a Broadway. Dal teatro fiorentino
partiranno dirette streaming in tutto il mondo. Ci saranno anche gli Amici
della Musica con una decina dei loro concerti. Del Niccolini, dall’acustica straordinaria,
mi piace l’atmosfera intima: il pubblico è a tu per tu con gli artisti. E
Firenze è certo una città di dimensioni storiche grandiose, ma ha una sua
intimità che credo sia il suo lato più bello». A fine giugno, Felder conta di
annunciare il cartellone completo, ma anticipa chi sarà a inaugurarlo, a fine
settembre. «Un altro fiorentino d’adozione. È l’attore Jeff Goldblum, che si è
trasferito qui con moglie e figli, e che è anche un ottimo pianista jazz.
Abbiamo definito tutto qualche giorno fa in un cena a casa mia».
Insomma, il Niccolini versione Felder è «un’operazione internazionale per una
città internazionale». Con un occhio di riguardo alla comunità americana che
l’artista intende mettere in comunicazione con i fiorentini come ha fatto con
Il quarto uomo, nel cui cast figuravano voci d’Oltreoceano e allievi
dell’Accademia del Maggio. Nella stessa società creata per gestire gli eventi,
Firenze on stage, «posso contare su collaboratori che hanno lavorato con me negli
Stati Uniti, e che adesso vivono a Firenze: ho sbrigato io tutte le pratiche
per ottenere la residenza, la prossima settimana perfezioneremo il tutto». A
questo si aggiunge un altro brand creato da Felder durante il lockdown, quando
ha iniziato a trasmettere in streaming spettacoli-film dal castello a Bagno a
Ripoli, dove ha realizzato uno studio cinematografico: si chiama Live from
Florence-an arts broadcasting company e le oltre 18 produzioni vengono diffuse
in tutto il mondo.
Per il Niccolini, è un nuovo rilancio dopo aver gravitato nel circuito del
Teatro della Toscana, dopo la collaborazione con il Conservatorio Cherubini e
l’Accademia delle Belle arti e dopo la stagione a firma di Roberto Toni nel
2021, da poco scomparso e ai vertici del teatro nei gloriosi anni insieme a Carlo
Cecchi, dal 1980 al 1995: «siamo aperti a sperimentazioni purché economicamente
sostenibili» dice Antonio Pagliai. Ma il lavoro di direttore artistico per Felder
non si ferma qui. A lui infatti Marco Casamonti ha affidato la direzione artistica
dell’ex Teatro Nazionale, che l’architetto ha acquistato salvandolo da destinazioni
commerciali, e che ha ristrutturato con il suo studio, Archea Associati. «Ho
pensato di dargli un nome più fiorentino – spiega Felder – e l’ispirazione mi è
venuta sotto la doccia: la vicinanza con Palazzo Vecchio mi ha spinto a
chiamarlo Teatro della Signoria. Sarà uno spazio polivalente per prosa, opera, danza,
jazz, talk e metting; ci sarà un club di sostenitori con inizative ad hoc e uno
spazio dedicato oltre alla sala da 300 spettatori, e la rassegna Jazz della
Signoria per 80 persone a sera».
Data recensione: 16/06/2024
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Fulvio Paloscia