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Aristocratica ed elitaria, raffinata e chic nell’estetica quanto irruente e iconoclasta negli intenti: per una decina d’anni...

Aristocratica ed elitaria, raffinata e chic nell’estetica quanto irruente e iconoclasta negli intenti: per una decina d’anni la rivista «Convito» fu il manifesto dei «custodi della bellezza», un gruppo di intellettuali capeggiati da Adolfo De Bosis e Gabriele D’Annunzio decisi a combattere, attraverso l’arte, le volgarità della nuova società industriale. A questa memorabile avventura editoriale è dedicato il nuovo saggio del giornalista scrittore Giovanni Morandi intitolato Così nacque il superuomo, pubblicato da Mauro Pagliai nella collana «Italianistica nel mondo».
«Alcuni artisti, scrittori e pittori, accomunati da uno stesso culto sincero e fervente per tutte le più nobili forme dell’Arte si propongono di pubblicare ogni mese in Roma una loro raccolta di prose, di poesie e di disegni. C’è ancora qualcuno che in mezzo a tanta miseria e a tanta abjezione italiana serba la fede nella virtù occulta della stirpe, nel potere indistruttibile della Bellezza, nella necessità delle gerarchie intellettuali e specialmente nell’efficacia della parola». È il gennaio 1895 e il Proemio – non sappiamo se scritto da De Bosis o dal Vate – marchia il primo numero con una chiara dichiarazione d’intenti: tutto ruota attorno a un ideale artistico che è attivismo ed eroismo, rifiuto dell’inerzia e dell’appiattimento, rarità che emerge e domina il comune e l’ordinario. Fondata sull’estetismo dannunziano in letteratura, su una sorta di preraffaellismo estetizzante in pittura, il «Convito» si avvalse di collaboratori del calibro di Enrico Nencioni, Edoardo Scarfoglio, Giovanni Pascoli. «Il progetto – racconta Morandi – si concretizzò grazie all’impegno del suo fondatore e direttore De Bosis, che all’impresa dedicò passione, tenacia, pazienza e risorse economiche perché fu l’unico finanziatore del periodico, e solo grazie a lui prese corpo quella che Croce definì la manifestazione collettiva più solenne dell’estetismo”. Il saggio ne ripercorre fortune e sfortune, soffermandosi sugli obiettivi e sulle motivazioni, sulle peculiarità grafiche così come sul pubblico di riferimento. Mostrandoci come il «Convito» non fu soltanto un periodico, ma una vera e propria esperienza culturale fondata su un’idea di arte intesa come vera e propria ideologia.
Data recensione: 04/02/2024
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: ––