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Johann Caspar Goethe è entrato a far parte della storia esclusivamente come il padre di Johann Wolfgang Goethe

Lasciò i Domenicani e avventurosamente si rifugiò in Germania. Il grande autore tedesco lo ricordava come «il maestro sorridente»

Johann Caspar Goethe è entrato a far parte della storia esclusivamente come il padre di Johann Wolfgang Goethe. Solo in pochi sanno che anche Goethe senior, nel 1740, intraprese un viaggio di 8 mesi attraverso l’Italia e mise per iscritto le impressioni e le esperienze vissute durante il suo Grand Tour, facendone poi, diversi anni più tardi, un libro intitolato, appunto, Viaggio per l’Italia fatto nell’anno MDCCXL, redatto in forma epistolare, che sembrava anticipare il più famoso Viaggio in Italia del figlio Johann Wolfgang, scritto fra il 1813 e il 1817. Ma quello che è incuriosisce è il fatto che il testo di Johann Caspar fu scritto interamente in italiano, e appare come un unicum, almeno nel campo della letteratura da viaggio. Fu pubblicato solo nel 1932 ad opera del germanista Arturo Farinelli, tradotto in tedesco più di 50 anni dopo e riedito nel 1999. Chiara Santucci Ganzert, già docente di Lingua e cultura italiane in diverse università tedesche, ha scritto recentemente un interessante testo (Johann Caspar Goethe e il suo Viaggio in Italia, Mauro Pagliai ed., pp. 149, Euro 14), che ricostruisce i motivi e le vicende di quel lungo tour, i luoghi visitati, le avventure, le impressioni e anche i commenti di un rigido luterano a contatto con la vasta pietà popolare cattolica.
Il libro è certamente una ricerca erudita condotta su fonti documentarie , ma possiede anche, nel suo stile fluido e diretto, alcune informazioni che possono maggiormente interessare i nostri lettori pugliesi. Ad esempio, la scoperta che il padre di Goethe fu aiutato, nella stesura delle sue più di 400 pagine, dal pugliese Domenico Antonio Giovinazzi, una figura singolare di ex-monaco, che a casa Goethe diede lezioni di italiano anche al giovane Wolfgang, che lo ricorderà, nel suo Poesia e verità, come «il vecchio sorridente maestro d’italiano».
Giovinazzi era nato a Castellaneta nel 1693 e nel 1717 entrò come novizio nell’Ordine Domenicano. Nel convento di Putignano, dove era stato assegnato, fu coinvolto, però, in una grave questione disciplinare, dato che fu rinchiuso nel carcere del convento; riuscì a fuggire dal carcere, rifugiandosi dapprima a Napoli, poi chiese all’Ordine, che gli aveva intimato di tornare in convento, di potersi recare a Roma dove pensava di essere assolto dalle censure in cui era incorso, ma il permesso gli fu negato. Giovinazzi decise, così, di abbandonare la fede cattolica, e raggiunse Zurigo, poi Francoforte, dove era florida la comunità italiana e una vita culturale vivace, e fu accolto dalla chiesa riformata. Finalmente riuscì a coronare il suo sogno, cominciando a insegnare italiano; l’eco della sua maestria didattica giunse alla famiglia Goethe, che l’accolse in casa come insegnante di madre lingua.
Il libro della Santucci, comunque, ci informa che Johann Caspar intraprese il suo viaggio da solo, convinto e in un certo senso «protetto» dalla sua padronanza della lingua, visto che a quell’epoca il viaggio in Italia rappresentava un’impresa tutt’altro che priva di rischi, sorretto comunque da quella Ita - lien-Sehnsucht da cui furono colpiti molti dei suoi connazionali. Ma visitando le varie regioni italiane e le sue città (arrivò fino a Napoli, ma il resto del Sud gli rimase sconosciuto, per via delle strade spesso impraticabili…), Johann Caspar non resterà attirato solo dai paesaggi e dai monumenti, ma dalla società italiana in tutti i suoi aspetti, dalla situazione politica alle disfunzioni sociali, insomma dai lati oscuri dell’Arcadia e le sue rovine.
E Giovinazzi? Di lui, dopo l’esperienza di precettore in casa Goethe, si sa poco; muore, comunque, a Francoforte, ma la data è incerta. Benedetto Croce si interessò a lui in un testo pubblicato a Bari da Laterza nel 1938; la città di Castellaneta potrebbe, però, preoccuparsi di più di colui che fu il più ambìto docente di italiano in Germania, almeno del Settecento, e fare ricerche per riportare eventualmente a casa le sue spoglie, se mai saranno ritrovate.
Data recensione: 01/12/2023
Testata Giornalistica: La Gazzetta del Mezzogiorno
Autore: Leo Lestingi