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Al viaggiatore straniero a cui si presentava la visione del Vesuvio dopo una lunga scalata non potevano non sfuggire parole di entusiasmo…

Al viaggiatore straniero a cui si presentava la visione del Vesuvio dopo una lunga scalata non potevano non sfuggire parole di entusiasmo, ammirazione, spesso commozione, preso dalla suggestione di trovarsi al cospetto di un implacabile sterminator. Quando in cima arriva Johann Caspar Goethe, padre del più famoso Johann Wolfgang, nel suo diario del 1740 scrive: "di fronte a un vulcano che è origine di tanto stupore, mi sento che dovrei ora determinare la sua altezza, larghezza e profondità; ma, non avendone preso precisamente la misura, non posso parlare con dovuta certezza". I nervi di Goethe senior, arrivato in Italia, e a Napoli, mezzo secolo prima del figlio, non cedettero, e lui rimase impassibile. Sta qui la differenza, tra il suo stile paterno e quello del primogenito nel raccontare Napoli, messa in debita evidenza dall'italianista tedesca Chiara Santucci Ganzert in Johann Caspar von Goehte e il "suo" viaggio in Italia (Pagliai, pp. 162, € 14) in cui compaiono lunghi stralci commentati, con particolare riferimento a Napoli, del resoconto del viaggio i Italia di Goethe padre.
Se l'autore di I dolori del giovane Werther, al quale è attribuita la definizione di Napoli come di un "paradiso abitato da diavoli", scrive della città come di un teatro a cielo aperto, rimanendo colpito dal mangiatore di spaghetti e altre amenità che avrebbero creato il mito/macchietta Napoli in Germania, Goethe senior mantiene uno sguardo obiettivo, va in giro senza bisogno di trovare la scenetta, di scovare la cartolina napoletana uso e consumo dei connazionali. «All'opposto del figlio, Goethe padre fa di tutto per arginare l'entusiasmo dal quale a volte è colto. Cerca il più possibile di rimanere obiettivo e di non discostarsi dalla sua innata sobrietà», tanto che «Wolfgang ha taciuto ostinatamente sull'opera del genitore e, se qualche accenno ha pur fatto, si è trattato solo e sempre di allusioni alquanto beffarde e irrispettose».Johann Caspar vede una città diversa da quella del figlio, andandosene in giro per chiese e palazzi storici, mai si lamenta, come poi invece diventerà luogo comune, di miseria e sporcizia diffusa, ritenendo quello romano il popolo più sporco d'Italia. Goethe padre assiste al miracolo di san Gennaro, ma rimane impassibile, provando un senso di compassione per chi si lascia abbagliare da un insieme di «superstizioni e parole splendide, che non hanno effetto se non sopra anime credule». Parole del più razionale dei Goethe.
Data recensione: 12/09/2023
Testata Giornalistica: Il Mattino
Autore: Ugo Cundari