Un libro molto curioso racconta aneddoti di ieri e di oggi legati al Vaticano, e a seguire storie della Shoah
Il libro Zucchetti e Kippah ci porta “dietro le quinte” del
Vaticano: Giovanni XXIII era ghiotto di polenta, Pio XI amava il risotto, Pio
XII mangiava da solo ma liberava gli uccellini Hansel e Gretel, Wojtyla
prediligeva la torta al formaggio
Un libro molto curioso racconta aneddoti di ieri e di oggi legati al Vaticano,
e a seguire storie della Shoah. Il titolo è Zucchetti
e Kippah (Mauro Pagliai editore, pag.194, euro 15), lo sdoppiamento su due binari
ha una motivazione diretta nella vita dell'autore, Bruno Bartoloni, noto vaticanista,
di origine ebraica da parte materna. Tra i capitoli dedicati agli zucchetti troverete
titoli a volte grotteschi, goliardici, del tipo La sfumata e Papa più papa
meno, e l’ironia domina. Qualche esempio. «Quando i cardinali persero la coda»
racconta le vicissitudini subite dagli strascichi indossati alla corte vaticana
dagli alti prelati in rosso porpora, la “cappa magna” orlata di ermellino ma spesso
ingannevole, perché il “mustela ermineo” era stato sostituito da un pelo meno nobile,
i sarti romani lo chiamavano “il conigliaccio”. Fu papa Pacelli ad eliminare la
coda, con un tentativo di recupero, in versione dimezzata, da parte di Giovanni
XXIII, e poi definitivamente accantonata. Tenete presente che i papi ne hanno
anche combinate, in vita, di ogni colore. Fra loro ventuno sono stati martiri,
quattro sono morti in esilio e uno in prigione. Molti sono rimasti sull’imponente
sedia soltanto pochi giorni, settantanove sono santi e sette beati. Ci furono
anche i tipi truffaldini,come il cardinale francese Guillaume De Rouen, che
aveva organizzato un contro-conclave nelle toilettes del palazzo apostolico, per
far saltare l’eletto Enea Silvio Piccolomini. Nel capitolo Sindacato biancogiallo (i colori del Vaticano), scopriamo come sia stato
Giovanni Paolo II, portatore di libertà per aver contribuito ad accendere in
Polonia venti ribelli contro l’Urss, appoggiando il sindacato del connazionale
Lech Walesa, a rinnovare le condizioni di lavoro del personale in Vaticano.
Gli orari
Dopo aver scoperto che gli impiegati dovevano scopare i pavimenti, spolverare
mobili e vetrine e lavare le finestre, curare le penne d’oca e portare un
secchio di carbone per ogni esigenza della giornata. Orari, dalle sette del
mattino alle otto di sera, vacanza la domenica, ma con preghiera di consacrarsi
alla Chiesa. Meditate, gente, meditate su quanto siamo fortunati oggi. Andando
indietro nel tempo, apprendiamo la verità sugli schiaffi a papa Bonifacio VIII inflitti
dal principe Sciarra Colonna: ebbene, non lo aveva mai oltraggiato nessuno, una
bufala, o come diremmo oggi, una fake news.
Convivialità
Nel capitolo Gli orologi del Vaticano
si racconta di quanto i fedeli siano legati al tocco delle ore sul campanone e
dei quarti sulle mezzane di San Pietro, che suonano l’Ave Maria del mattino fra
le sei e le otto, e all’imbrunire quella della sera. Nella dotta e ghiotta
dissertazione A tavola coi papi, pare
che il pontefice più conviviale degli ultimi tempi sia stato Giovanni Paolo II,
che amava il vino e aveva spesso ospiti prestigiosi come il Presidente della
Repubblica, e vari giornalisti. Spolverava l’insalata con il rafano grattato
(usanza polacca), prediligeva la torta al formaggio e la carpa in gelatina che
gli preparava suor Germana. E sul suo aereo abbondavano le magnum di champagne.
Tra i suoi predecessori, il milanese Pio XI esigeva spesso risotto e ossobuco,
cucinati secondo le indicazioni impartite ai cuochi dalla sorella. Pio XII mangiava
sempre solo, ma faceva uscire dalla gabbia i suoi adorati canarini, Hansel e
Gretel, per fargli compagnia. Anche Giovanni XXIII non disdegnava il vino
(diventando un po’ troppo allegro e disinvolto nei discorsi), in compagnia di
una fumante polenta preparata dalle predilette suor Pier Paola e suor Primarosa,
bergamasche come lui. La birra è comparsa alla tavola vaticana soltanto con Benedetto
XVI, il tedesco papa Ratzinger, versata in abbondanza quando arrivava in visita
il fratello George. Dicono ora (ma noi fatichiamo a crederlo, il clero ha
sempre avuto fama di voraci forchette), e in particolare lo afferma Bartoloni,
che presto le lunghe sedute alla tavola vaticana saranno del tutto un ricordo,
visti i costumi di papa Francesco, che è andato ad abitare a santa Marta e si
presenta alla mensa comune tenendo in mano il suo vassoio, raramente beve un
bicchiere dei suoi vini argentini, “Finca Flicman Malbec”,oppure“Michel Torino
don David”, procurati dalle suore. E i papi non si sono lasciati mancare neppure
il calcio, tenuto a battesimo dalla famiglia Medici che fu grande sponsor del
nascente gioco con la palla destinato a un successo mondiale, in testa a tutti
il cardinale Giovanni De’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, e futuro papa
Leone X. Botte da orbi negli stadi improvvisati, più rugby che calcio, tra alti
prelati e chierichetti, e poiché non c'è mai niente di nuovo sotto il sole,
Benedetto XIV, Prospero Lambertini Dotto, «di lingua pronta e di umore bolognese»,
era solito gridare «arbiter corniger!». Di facile traduzione anche per chi
ignora il latino.
Data recensione: 26/10/2023
Testata Giornalistica: Libero
Autore: Bruna Magi