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Quanta ammirazione per Johann Wolfgang von Goethe, pilastro della letteratura mondiale

Tutti ricordano il viaggio nella Penisola di Wolfgang, ma prima di lui il babbo Caspar aveva scritto in italiano un diario sul Belpaese. Un libro gli rende finalmente giustizia

Quanta ammirazione per Johann Wolfgang von Goethe, pilastro della letteratura mondiale. Suo il “grand tour” più famoso, in Italia, narrato in un celeberrimo diario di viaggio, ma, sorpresa, l’idea non è stata del tutto farina del suo sacco. Incredibile, per l’autore del gigantesco “Faust” e di quel giovane Werther che con i suoi dolori, alfiere del romanticismo, convinse migliaia di lettori delle buone ragioni di soffrire per amore. Il fatto è che prima di lui aveva scritto lo stesso resoconto di viaggio il suo papà, Johann Caspar Goethe, compiendo più o meno lo stesso percorso intorno ai trent’anni: Wolfgang perfido e ingrato lo avrebbe sbertucciato in ogni modo , definendolo incapace di educare i figli,rigido ed egoista, quando sembra invece che fosse stato un genitore molto tenero, capace di scherzare e giocare con i figli (quelli rimasti, cioè lui e la sorella Cornelia, che aveva ricevuto un’istruzione alla pari, a dimostrazione dell’evoluzione paterna, gli altri cinque erano morti in tenera età).

Eccezionalità
Sul viaggio di Caspar suo figlio ha sempre taciuto, nonostante si fosse innamorato dell’Italia specialmente attraverso i disegni che il padre aveva realizzato a Roma. Il lato eccezionale è che il diario di viaggio è scritto in italiano, Goethe padre lo aveva studiato (chapeau) proprio per gustare al meglio l’itinerario che voleva percorrere. Nel 1932 Alberto Farinelli lo aveva pubblicato, e soltanto 54 anni dopo era stato tradotto in tedesco. Poi tutti se ne sono dimenticati, e ora diventa piacevolissima sorpresa un saggio che racconta il viaggio e il diario di “Goethe il vecchio”, una riscoperta di grande stile nell’analisi e passione nei commenti: titolo Johann Caspar Goethe e il suo viaggio in italiano, autrice Chiara Santucci Gazert (Mauro Pagliai editore). Tuffatevi nella lettura, e scoprirete il divertimento di un signore benestante di Francoforte sul Meno, Caspar, che agli inizi del ’700 (arrivato a Vienna, si era messo in viaggio verso il nostro paese il 30 dicembre 1739) divulgava una convinzione che ci lusinga: dopo aver visitato l’Italia, resta ben poco da scoprire al mondo. Era spiritoso e pratico, Caspar, che nel prendere appunti si era anche fatto aiutare da un certo Giovinazzi, riportando a casa, in Germania, pagine e pagine che avrebbe rigorosamente trascritto e diviso in fascicoli catalogati. Una ragione per cui prima di partire aveva imparato l’italiano era anche quella di non cadere preda di eventuali truffatori in una “spelonca di ladri” e si era ben armato di sciabola e pistole. E (accade ancora oggi) non esitò a dar dell’asino ai ciceroni che molto spesso si rivelavano incredibilmente fantasiosi nel dilatare la loro ignoranza. Inoltre, da buon luterano, ce l’aveva con i cattolici.

Bologna e Milano
Essendo un giovanotto, una delle manifestazioni che più lo attraevano era il Carnevale di Venezia. Figuratevi la delusione, quando arrivò al confine della Repubblica Serenissima e gli fu impedito di entrare perché c’era un’epidemia di peste in Turchia, e tutti coloro che arrivavano da Est venivano sottoposti a quarantena: furibondo, fu “imprigionato” in una stanza, tra topi e sporcizia, ne uscì con una barba da cappuccino e lo stomaco a pezzi. Insomma, il Covid non è stato una novità. Comunque Caspar fece in tempo a godersi il Carnevale... A Bologna lo avrebbero stupito gli uomini che usavano il ventaglio come le dame e a Milano, osservando l’andirivieni di carrozze in piazza del Duomo, “gli saltano agli occhi cicisbei ed altri di questa razza…”. Ascoltiamolo: «ma più mi meravigliai quando vidi gli abati e padri coll’occhiale sul naso. Si figuri un nostro Pantalone passeggiare per le strade in tal guisa armato, cosa direbbero i cittadini. E qui la moda li libera dalle risa». Incredibile, sembra un anticipo della Milano di oggi, capitale mondiale della moda che detta legge. Milano avanti anche sul ruolo femminile, scrive che «qui donne e zitelle godono di gran libertà». E ci scappò pure un… filarino platonico, in un tempo in cui “erano più importanti i sentimenti degli sfioramenti”. A Ferrara criticherà lo Stato pontificio:”… gente la maggior parte povera, a cui i grandi, massime il Santissimo Padre, lascia raramente il necessario”. E poi la piacevolezza della scoperta del mare, in un’escursione tra Pesaro e Fano: «Camminai quasi sempre da pellegrino su queste spiagge amene, di modo che le onde bagnavano i miei piedi… dopo il flusso del mare scoprii qua e là dei cavalletti e stelle marine ». È curioso come non si lasci affascinare dai monumenti romani (e critica il degrado igienico della “caput mundi”, chissà che direbbe se tornasse oggi). Per arrivare a Napoli, a interrogarsi sulla paura ancestrale dei vulcani. E per noi è come se non fossero trascorsi quasi trecento anni da quando Goethe senior scrisse il suo coinvolgente diario.
Data recensione: 02/08/2023
Testata Giornalistica: Libero
Autore: Bruna Magi