La notte tra il 14 e il 15 aprile 1912 il Titanic, la nave più bella, grande e affascinante di sempre
Becattini: “Una serie infinita di errori la fece affondare.
La storia d’amore tra Jack e Rose? Pura fantasia”
La notte tra il 14 e il 15 aprile 1912 il Titanic, la nave
più bella, grande e affascinante di sempre, colpì un iceberg e affondò nelle
gelide acque dell’oceano Atlantico, portando con sé 1.518 delle 2.223 persone
presenti a bordo. Una vicenda che ha appassionato, fin da piccolo, il
fiorentino Dario Becattini, autore di un saggio, “Titanic, storia di un sogno”,
edito dalla casa editrice fiorentina Mauro Pagliai, in cui prende in esame le
cronache, i giornali dell’epoca e altre fonti storiche.
Che idea si è fatta di questa tragedia accaduta agli inizi
del Novecento?
«Non è stata una fatalità. Il Titanic è andato incontro in
maniera scellerata alla morte, viaggiando ad una velocità folle in un campo
minato, perché l’iceberg non era uno solo, ma erano tanti nel percorso.
Inoltre, i materiali con cui era stata costruita la nave non erano di livello
alto come era stato pubblicizzato all’epoca. Non era inaffondabile, anzi, dopo
la collisione con l’iceberg la nave si è distrutta con facilità. Infine, le
condizioni di sicurezza non c’erano, l’equipaggio non era preparato, non
c’erano abbastanza scialuppe di salvataggio».
C’è chi ipotizza che sia stato un attentato...
«Sì, ma resta comunque una diceria. Anche dalle mie ricerche
non risulta nessuna prova oggettiva che consenta di affermarlo. Questa ipotesi
nasce dal fatto che a bordo del Titanic c’erano gli uomini più ricchi e potenti
dell’epoca e qualcuno, si sostiene, avrebbe voluto eliminarli. Io credo invece
che l’incidente sia stato la conseguenza di una serie di errori, fatti non con
la volontà di far affondare la nave, ma dovuti alla mentalità del tempo. Non
dimentichiamo che siamo nel 1912, l’impero britannico era il centro del mondo e
c’era molta arroganza. Il Titanic non è altro che lo specchio di quell’epoca,
il pensare di poter sconfiggere la natura con la velocità, nella totale
noncuranza del pericolo, senza alcuna attenzione alla sicurezza».
La storia d’amore, una delle più belle del cinema, tra Jack
e Rose ha un fondo di verità?
«No. Jack e Rose non si sarebbero mai potuti incontrare. Tra
i passeggeri di terza classe, quale è Jack, interpretato nel film di Cameron da
Leonardo di Caprio, e quelli di prima classe, quale è Rose, interpretata da
Kate Winslet, c’erano muri e barriere. Inoltre, c’era una distanza sociale e
morale troppo grande perché una persona ricchissima come Rose potesse anche
solo scambiare una parola con un passeggero di terza classe. L’unica cosa che
rispecchia la realtà è che Jack era un migrante e Titanic infatti era una nave
di migranti. Era il periodo della grande migrazione da Europa e Stati Uniti.
Erano tante le navi che andavano Oltreoceano, con l’unica differenza che il
Titanic offriva condizioni molto migliori rispetto a tutte le altre. Un
biglietto di terza classe corrispondeva infatti a quello di prima classe di
qualunque altra nave».
Il Titanic affascina ancora oggi, perché?
«È una pagina tragica del Novecento impressa in modo
indelebile nell’immaginario collettivo. Io ho iniziato ad appassionarmene ad
appena sei anni, quando ho visto il film di Cameron. Ho fatto le ricerche
quando ero all’università e poi, durante la pandemia, è nata l’idea di scrivere
il libro. Dagli anni Ottanta, da quando è stato scoperto il relitto del Titanic
nel fondo dell’oceano, si susseguono spedizioni scientifiche e purtroppo anche
tante spedizioni commerciali, come quella al centro delle cronache degli ultimi
giorni. In tanti casi hanno preso e venduto le ricchezze rimaste dentro la
nave, che hanno saccheggiato insieme alla memoria stessa della tragedia perché
il Titanic, oggi, non è altro che un grande cimitero».
Data recensione: 22/06/2023
Testata Giornalistica: La Nazione.it
Autore: Monica Pieraccini