A partire da questa affermazione, parafrasando la celebre frase di Madre Teresa di Calcutta (“quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano,
A partire da questa affermazione,
parafrasando la celebre frase di Madre Teresa di Calcutta (“quello che noi
facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe
una goccia in meno”) ha avuto origine nel 2007 il “Progetto Tanzania” dell’allora
Società Cooperativa Agricola di Legnaia, che ha visto il sottoscritto
responsabile del progetto stesso e capo missione per ben quattro volte in terra
d’Africa. Certamente un progetto di promozione sociale, ma ovviamente – vista
la peculiarità della Cooperativa e la mia professione di dottore agronomo –
anche agricolo, con lo scopo di portare nuove conoscenze e moderne tecniche
agronomiche all’interno di realtà locali gestite da strutture religiose. Più
volte, parlando in vari consessi dell’iniziativa, ebbi modo di affermare come
in questi paesi fosse a mio parere determinante “insegnare a pescare dando la
canna da pesca”, piuttosto che regalare tout court il “pescato”, e proprio su
questo siamo andati avanti. Del perché proprio la Tanzania è spiegato nel libro
Safari n’jema, che ho scritto per lasciare traccia e memoria di qualcosa di
piccolo (“una sola goccia”), ma di concreto, che è stato fatto per aiutare i
cosiddetti Paesi del terzo mondo e che ancora, a progetto concluso, continua a
dare i propri frutti. In un paese tropicale, dove la produzione agricola è
legata essenzialmente alle stagioni delle piogge, riuscire ad irrigare – magari
con l’irrigazione a goccia – le coltivazioni orticole, significa riuscire a
produrre reddito e creare ricchezza, e quindi poter restare invece che fuggire
dalle zone più povere per cercare fortuna a Dar Es Salaam, contribuendo ad
aumentare così il numero degli indigenti della città più caotica della
Tanzania. La Tanzania di oggi non è certamente quella che incontrai a novembre
2007, in occasione della mia prima missione: le vie di comunicazione – che
allora erano quasi tutte in terra battuta – sono, almeno quelle principali,
asfaltate, grazie alle maestranze cinesi, e raggiungere da Dodoma, capitale
politica del Paese, Itigi, distante circa 160 chilometri, dove si è sviluppato
maggiormente il Progetto, è molto più veloce. Nella capitale è stato inaugurato
da poco un aeroporto per voli nazionali. Myjuji, piccolo villaggio vicino a
Dodoma, dove si è sviluppata la cantina, è diventato un quartiere residenziale
della città. Sono informazioni che ricevo dai miei amici tanzaniani e italo-tanzaniani
con i quali sono tutt’ora in contatto e che mi aggiornano anche sull’evoluzione
di quanto abbiamo contribuito a far nascere, e che va ancora avanti senza la
presenza occidentale. E questo è il grande risultato raggiunto! “Safari
n’jema”, buon viaggio dunque, fra le pagine di un libro che racconta una parte
di Africa e, almeno per quanto mi riguarda, una grande avventura.
Data recensione: 01/03/2023
Testata Giornalistica: Il Pagliaio
Autore: Simone Tofani