Sono poche le squadre di calcio, in giro per il mondo, che hanno avuto il privilegio di vedere pali e traverse
Sono poche le squadre di calcio, in giro per il mondo, che
hanno avuto il privilegio di vedere pali e traverse del campo appoggiate contro
mura trecentesche e la sede ospitata in un’antica torre di guardia.
La Rondinella ha avuto entrambi gli onori e, per provare a spiegare il suo
legame con Firenze e con l’Oltrarno in particolare, non si può che partire da
qui, da un contatto quasi fisico tra la gloriosa storia di una città e il
fiducioso presente di un quartiere che esce dalla seconda guerra mondiale.
Le vicende della società biancorossa – lunghe quasi ottant’anni – sono state da
me raccontate in un volume da poco pubblicato: Un’altra squadra, un’altra
Firenze.
È una storia che comincia in una città appena uscita dalla guerra: nel luglio
1946, infatti, un gruppo di appassionati che si ritrova in un bar di San
Frediano decide di dar vita a una nuova società calcistica. Intorno ci sono le
macerie, ma nel cuore c’è la voglia di tornare a vivere.
Come nome e simbolo della squadra viene scelta una rondine, i colori della
maglia sono quelli dello stemma fiorentino. Potrebbe essere una esperienza di
breve durata, come tante altre simili, nate nei bar di periferia.
Ma la Rondinella non sarà mai una squadra come le altre, così come San Frediano
non sarà mai un quartiere come gli altri di Firenze.
San Frediano è, dal medioevo, la zona della città considerata più problematica
e ribelle, quella “diladdarno”, quella più difficile da gestire, quella che
mescola lo splendore di certi scorci alla miseria delle condizioni dei suoi
abitanti. E la sua gente, che sarà magistralmente descritta nei libri di Vasco
Pratolini e nei dipinti di Ottone Rosai, è quella più rissosa ma al tempo
stesso più verace, quella che nel sabbione del calcio storico indossa i colori
di parte bianca.
Così la Rondinella – che negli anni Sessanta si fonderà con un’altra società
storica della zona delle Due Strade, il Marzocco – ben presto avrà una sua
identità che la renderà unica e la farà emergere come “seconda squadra di
Firenze”, dopo la Fiorentina.
Dal punto di vista calcistico, sarà una costante crescita cominciata dal
campionato di Seconda Divisione nell’immediato dopoguerra fino alla Serie D
degli anni Settanta, dalla iniziale rivalità con i vicini del Pignone fino alle
sfide per la supremazia regionale con le maggiori squadre toscane.
Ma non mancheranno le difficoltà, a partire da un campo di gioco che non sarà
facile avere: la squadra, dopo gli esordi proprio nel terreno adiacente alle
mura di Santa Rosa, accanto al Torrino che ne è diventata la sede, sarà spesso
itinerante e giocherà le gare casalinghe a Legnaia e al Galluzzo, a Campi
Bisenzio e allo Stadio Comunale il sabato, in alternanza con la Fiorentina.
E sullo sfondo c’è sempre una San Frediano che si culla i suoi calciatori e si
autofinanzia con la tombola e con gli eventi organizzati al Torrino dal
vulcanico presidente Brunetto Vannacci, mentre i colori biancorossi
saranno sempre cari al sindaco Giorgio La Pira e al massimo dirigente calcistico
europeo di quegli anni, Artemio Franchi, che del sodalizio è anche presidente
onorario.
Poi ci saranno la Serie C2 conquistata nel 1979 e infine un incredibile
quinquennio vissuto in Serie C1 tra il 1982 e il 1987, quando la Rondinella
sale anche alla ribalta nazionale, grazie a campionati molto brillanti e a vere
imprese sportive (come le ripetute vittorie sul Bologna). Sono anni in cui i
tifosi biancorossi sognano un giorno il possibile derby con la Fiorentina in
Serie A: lo stadio delle Due Strade ribolle di passione e i colori biancorossi
diventano qualcosa di caro anche ai tifosi viola. Anche se la Rondinella sarà
sempre qualcosa di “altro” e di unico.
Verranno però in seguito tempi decisamente meno solari: la retrocessione
nell’Interregionale, il fugace ritorno in C a fine anni Novanta dopo la fusione
con l’Impruneta, e poi una decadenza sempre più profonda, negli anni Duemila,
compresi un fallimento e la ripartenza dal gradino più basso, la Terza
Categoria.
Ma questa è una storia a lieto fine. Perché nel 2016 la storia della Rondinella
incrocerà quella del Ponte a Greve, realtà calcistica ai confini con Scandicci.
E da lì ricomincerà una risalita fino al ritorno nell’attuale campionato di
Eccellenza, il massimo a livello nazionale, con radici più solide e orizzonti
più vasti.
Firenze intanto è cambiata, là intorno. San Frediano non è più il rione
malfamato del dopoguerra ma un quartiere considerato chic dai turisti stranieri
in visita alla città, anche col rischio di perdere la sua identità e di sostituire
le sue botteghe e i suoi laboratori artigiani con ristoranti e negozi di
souvenir.
Il futuro della storia è oggi tutto da scrivere, sul campo e per le strade del
rione. Ma quel legame inscindibile fin dalle origini, tra la Rondinella e San
Frediano, è di sicuro forte come non mai.
Data recensione: 01/03/2023
Testata Giornalistica: Il Pagliaio
Autore: Gabriele Fredianelli