Quasi ottant’anni di imprese calcistiche e delusioni cocenti, di cadute e risalite, picchi raggiunti
La nascita nel dopoguerra, gli anni d’oro in C1, le
delusioni e i rilanci: un libro di Fredianelli ricostruisce il cammino
dell’altra squadra di Firenze
Quasi ottant’anni di imprese calcistiche e delusioni cocenti, di cadute e
risalite, picchi raggiunti, come le vittorie contro il Bologna, e sprofondi,
come il fallimento e la ripartenza dalla Terza Categoria. Anni di legame con un
microcosmo, un quartiere come San Frediano, accompagnato in tutte le sue
evoluzioni e implicazioni, da rione popolare a quartiere cool, apprezzato da turisti
e viaggiatori. Anni vissuti con l’etichetta riduttiva di seconda squadra di
Firenze mai definitivamente esaustiva per racchiudere una lunghissima storia, quella
della Rondinella. Il libro Un’altra squadra,
un’altra Firenze. La Rondinella e San Frediano: un amore dal dopoguerra alla rinascita
(Sarnus) di Gabriele Fredianelli, giornalista, è l’occasione per rinfrescare la
memoria su una squadra tanto amata dai fiorentini, tanto rivendicata con
orgoglio dai sanfredianini e tanto importante nel panorama calcistico italiano
degli anni Ottanta, vera palestra per talenti e diverse generazioni calcistiche.
Nata nel luglio del 1946, in un pomeriggio d’estate, in una San Frediano ancora
piena di macerie post guerra, già dal nome la Rondinella aveva qualcosa di diverso:
la scelta della rondine, simbolo della primavera, voleva far presagire un’idea
di rinascita, di fiducia verso il futuro dopo gli anni bui del conflitto. Il
riscatto di un quartiere che per primo rivendicava a Firenze di essersi liberato
dai fascisti e sceglieva il calcio come simbolo della ripartenza. I primi anni furono
caratterizzati però da un problema ancora oggi attuale, l’assenza di strutture:
fino al 1979, anno di assegnazione dell’impianto delle Due strade, nonostante
le promesse del sindaco La Pira di un nuovo stadio in Via della Fonderia, la
Rondinella si allenava al Poggio Imperiale e per le partite oscillava tra
Legnaia, il Galluzzo, Campi e lo stadio comunale, quando però la Fiorentina non
giocava la domenica.
Il rapporto con la prima squadra di Firenze era abbastanza freddo e non decollò
mai: così come adesso con l’Empoli la società viola fatica a fare affari, anche
allora le trattative tra Fiorentina e Rondinella non erano così all’ordine del
giorno. Al massimo si sceglieva qualche ragazzino in cambio di una muta di
maglie. Dai primi avversari del Pignone, quartiere rivale con tanto di prete
che chiudeva il cancello di fronte all’arrivo dei giocatori della Rondine, ben
presto però la Rondinella iniziò a salire di categorie: dapprima i regionali,
poi i campionati interregionali, infine quelli nazionali. Con il campo delle
Due strade le cose cambiarono fino a sbocciare nell’età dell’oro negli anni
Ottanta. La conquista della C2 e della C1 proiettarono San Frediano nell’élite
del calcio italiano e la data da cerchiare in rosso, conservata in ogni
calendario è quella del 26 febbraio 1984: i gol di Calonaci e Domini consentono
alla Rondinella di battere il Bologna, nonostante il gol per i rossoblù messo a
segno da un altro fiorentino, Gil De Ponti, e di scrivere il punto più alto
della sua storia. Era la Rondine di Robotti in panchina, di Marchi e di tante
altre personaggi del mondo del calcio. Artemio Franchi ne fu presidente onorario,
Ferruccio Valcareggi vedeva la Rondine con grande affetto, suo figlio Furio fu
il capitano della formazione Juniores che vinse il campionato italiano nel 1965,
mentre Pino Vitale e Guido Magherini coronarono il sogno di sanfredianini di giocare
per la squadra del proprio quartiere. Un modello che portava tremila persone
allo stadio ogni sabato e che sfiorò la clamorosa promozione in B. Poi, come la
favola cambia passo e scrive pagine meno esaltanti: lo sbarco negli anni 90’, gli
investimenti massicci nel calcio e il confronto con veri e propri capoluoghi di
provincia come Parma e non solo segnarono il ritorno dei dilettanti e l’inizio di
una fase di declino. Tanti talenti si formarono alla Rondinella, qualcuno come Sebastiano
Rossi o Andrea Pazzagli ha vinto la coppa Intercontinentale con il Milan, altri
il mondiale 2006 a Berlino con gli Azzurri, come Andrea Barzagli.
Nel frattempo, la squadra ha iniziato a faticare, provando però sempre a ripartire
dopo diverse disavventure. Come nel 2012, quando grazie alla volontà di tifosi che
non hanno mai abbandonato il Torrino Santa Rosa e i colori biancorossi, la squadra
iniziò la propria risalita dalla terza categoria, post fallimento. Adesso la
Rondine è tornata a volare: grazie al presidente Lorenzo Bosi e al mister Francini
in panchina ha ritrovato l’Eccellenza dopo venti anni e il sogno è quello di salire
ancora per tornare ai fasti gloriosi del passato. Insieme a lei c’è un quartiere
pronta ad accompagnare le gesta della squadra. Del resto come le ragazze di San
Frediano di Pratolini, la Rondinella è la testimonianza nel calcio di un’altra
Firenze. Non solo la seconda squadra.
Data recensione: 08/03/2023
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Duccio Mazzoni