Come sarebbe stato possibile, nei tempi diversi di tutte le civiltà, costruire una reggia, un palazzo, un tempio
Come
sarebbe stato possibile, nei tempi diversi di tutte le civiltà,
costruire una reggia, un palazzo, un tempio, un ponte qualsiasi senza
un modellino illustrativo, atto a farsi conoscere e auspicabilmente
apprezzare dai più disparati committenti? In alcun modo. Difatti i
tanti teatri all’italiana sparsi per il mondo, per esempio, spesso
conservano ancora quei monumenti in miniatura donde sarebbero sorti
grandi, maestosi e longevi (con mutamenti, si sa, anche sostanziali).
In questo caso di architettura che produce il suo doppio il discorso
va solo capovolto: certi monumenti esistono, e sono raggiungibili in
comoda e fedelissima fotografia, ma non a
priori
bensì a
posteriori
ne sono stati costruiti, anzi ricostruiti quei modelli iniziali che
ormai sarebbe meglio definire copie finali (o quasi, salvo
imprevedibili interventi successivi). In breve, un artista come
Stefano Benazzo ha preso in considerazione alcune delle più
singolari architetture che i suoi numerosi viaggi e le sue lunghe
permanenze all’estero hanno incontrato e se le è amorevolmente
rifatte, con tecniche adeguate e ovviamente in scala (da 1:10 a
1:430), nel giro di alcuni lustri di attività. Infine le ha messe in
mostra nella Sala delle Esposizioni della fiorentina Accademia delle
Arti del Disegno. Prontamente, da parte sua, Leonardo Libri ha
commesso a Polistampa la pubblicazione del catalogo, dove 17 pagine
dispari fotografano a colori squillanti quanto le rispettive pagine
precedenti commentano succintamente. Una decina di righe dal De
re aedificatoria
di Leon Battista Alberti, venerabile trattato del 1483, spiega il
fenomeno meglio di ogni odierno tentativo: giacché osservabile da
tutte le parti e nel suo vario contesto, un modello è perfettamente
decifrabile e intellegibile (perfino criticabile e quindi
correggibile), certo più del suo originale. Ecco un caso
inequivocabile: sulle pareti esterne la Divina Sapienza di Istanbul
ha 291 «bucature»,
cioè
porte e finestre, che ovviamente si vedono solo circondandone la mole
con la dovuta pazienza; ma il modellino di Benazzo, costruito in
legno nel 2020 con scala 1:210, lungo 45, largo 37 e alto 37
centimetri, le lascia vedere più rapidamente e nettamente.
S’aggiunga che la basilica, ideata nel 532 regnando l’imperatore
Giustiniano e consacrata cinque anni dopo, più tardi acquisì una
nuova e più alta cupola: il modellino ha l’idea di raffigurare la
prima, crollata nel 558 e oggi inesistente. Prototipo
dell’architettura bizantina, la basilica è orientata in modo che
al momento della liturgia i raggi solari investano l’officiante; e
antica com’è ha architettonicamente influenzato l’ortodossia
orientale, il cattolicesimo e l’Islam. Al colmo dell’ammirazione,
l’imperatore avrebbe esclamato: «Salomone,
ti ho superato!».
Purtroppo
per noi, il tempio di Salomone non è più ammirabile da quasi 2000
anni. Difficile scegliere, in un panorama che non è larghissimo ma
rimane molto diverso fra sé e sé: comincia l’Arco di Costantino a
Roma, in cartone; poi spicca la basilica abbaziale di S. Miniato al
Monte di Firenze, in legno, con una Porta Santa che si apre mai; la
norvegese chiesa di Borgun, in legno, sembra un giocattolo, anzi una
di quelle pile di carte da gioco variamente sovrapposte e intrecciate
che piacciono tanto ai bambini; bello il Castel del Monte, in resina,
fatto costruire da Federico II di Svevia (personaggio prediletto da
Benazzo) e così ben fatto di proporzioni che a tutt’oggi sfugge
alle ipotesi di destinazione; la Cattedrale dell’Intercessione
della Santissima Madre di Gesù sul Fossato, abbreviata in Tempio di
S. Basilio, è un simbolo di Mosca, ma non somiglia a verun altro
edificio russo, e visto così, in cartone colorato e alquanto rosso,
ricorda una grossa vittoria dello zar Ivan il Terribile; è bella
colorata, in cartone, anche la Sinagoga di Sofia, che al vero della
capitale della Bulgaria si trova nel cosiddetto quadrilatero della
tolleranza religiosa (e anche per questo dev’esser particolarmente
cara allo scultore); alla fine, a sorprendere più di ogni grappolo
d’arte è la chiesa italiana delle Isole Orcadi (Scozia), in
cartone, costruita da mezzo migliaio di italiani fatti prigionieri in
Nord Africa dagli inglesi che, ivi tradotti nel 1943, ebbero il
permesso di edificare una chiesetta di 23 metri accorpando due
baracche con una facciata ispirata a una naïveté
disarmante e a suo modo celestiale. Data al 2021, questo ultimo
modellino, mentre il più antico risale al 1995. Opportuna qualche
nota sull’artista. Umbro, Stefano Benazzo ha svolto carriera
diplomatica dal 1974 al 2012, finendo come ambasciatore d’Italia in
Bulgaria (2008-2012). Scultore figurativo e non figurativo (su legno,
pietra, bronzo) e fotografo, in particolare è modellista di navi e
barche «spiaggiate»
sulle
coste di tutto il mondo, avendone fotografato oltre 450 esemplari in
Europa, in Africa, in America e nei mari antartici. Si è espresso in
numerose personali (e collettive) di fotografie di relitti, di
modelli navali e architettonici, di arte varia. Wrecks,
ovvero relitti, rovine, resti di naufragio, è parola che ricorre
nelle mostre citate come nei libri pubblicati: inutile segnalare lo
spirito storico, archeologico, ricreativo, perfino poetico che si
sottintende nella parola, inglese oppure tradotta; utile invece
estenderlo al corpo della recente mostra fiorentina e al suo
eloquente catalogo, dove la fotografia interpreta il modello a sua
volta interpretante il monumento in sé e quindi smette di essere una
semplice fotografia per diventare uno strumento di lettura del
passato. Un profondo «dovere
di memoria»,
del
resto, Benazzo intende rivolgere ai naviganti e ai costruttori di
tutti i paesi e tutte le epoche che ha così conosciuto. Concordano
le diverse presentazioni del catalogo che favellano di potere
carismatico, itinerario virtuale, protezione e valorizzazione
patrimoniale, bello assoluto, perfino di «libertà,
speranza, ritmo, misura, disciplina e creatività».
E
Renzo Manetti, presidente della Classe di Architettura presso
l’Accademia, non ha dubbi: Benazzo è riuscito a riprodurre edifici
diversi, fino alla moschea e alla sinagoga, concepiti dalle religioni
cosiddette del Libro, quella cristiana, quella ebraica e quella
musulmana, che sono tutti riconducibili, checché se ne creda, a una
stessa concezione del sacro.
Data recensione: 01/01/2022
Testata Giornalistica: Nuova Informazione Bibliografica
Autore: Piero Mioli