L’aggressione russa all’Ucraina del 24 febbraio u.s. ha notevolmente contribuito a portare alla luce del sole alcune realtà
L’aggressione russa all’Ucraina del 24 febbraio u.s. ha
notevolmente contribuito a portare alla luce del sole alcune realtà, più o meno
nascoste, della nostra vita culturale ed anche politica, delle quali vale la
pena stilare un breve elenco.
Primo, il cinismo televisivo a detrimento dell’informazione. Incompetenti
parziali o assoluti in materia, ma dal potente ego e chiara fama in altri
campi, hanno profferito autentiche cialtronerie via etere, quasi sempre con
debole contradittorio e vieppiù debole correzione fattuale, fuorviando buona
parte del pubblico e confondendo le idee, il tutto sull’altare dell’audience.
Secondo, la Federazione russa ha letteralmente colonizzato settori dello stato,
delle università, del giornalismo televisivo e cartaceo, dell’editoria e della
politica, cosa che rende necessario combattere una gigantesca battaglia contro
le falsificazioni operate sotto la guida del Cremlino.
A proposito di editoria: delle dozzine di libri già usciti in materia, una
buona metà non vale nulla e potrebbe andare direttamente al macero; dei
rimanenti, solo un terzo è indispensabile, mentre gli altri due terzi a stento
possono colmare qualche lacuna generale.
Di quel sesto dei libri pubblicati che aiuta a comprendere la situazione,
chiara ma complessa al tempo stesso, che è in grado di dettagliare circostanze
e individuare aspetti meno visibili, in altre parole di insegnare qualcosa al
colto e all’inclita fa sicuramente parte il volumetto in questione, del quale
si raccomanda fortemente lettura e rilettura. Gli autori appartengono a
generazioni, paesi e formazioni culturali diverse che però riescono a fondere
compiutamente, con ottimi risultati tanto analitici quanto letterari:
giornalista e autore politico-culturale l’uno, dotato anche per le radici
dalmate di grande dimestichezza con l’Europa di mezzo e l’esperienza (post)
comunista; letterata e linguista kyevana la seconda, ma fortemente impegnata da
decenni nell’ardua battaglia contro pregiudizi, distorsioni e menzogne diretti
contro il suo paese natio, originati dalla situazione già descritta, ossia dal
dominio russo su una parte dello stato, della politica e della cultura
italiana.
L’unico appunto che si può fare al libro è che presuppone una certa conoscenza
di base della vicenda: un lettore digiuno di cose ucraine recenti e non rischia
di non raccapezzarsi. Scritto sotto forma di pièce teatrale, il testo allude ad
eventi e personaggi che forse avrebbero bisogno di qualche supporto
descrittivo, i primi più che i secondi: ad esempio, l’infamia del volo MH17,
colpito otto anni fa per motivi ancora da accertare da un missile terra-aria
russo detto BUK, che si trovava nel territorio di Donetsk e che fu ritrasferito
in tutta fretta in Russia. 283 passeggeri e 15 membri dell’equipaggio morti sul
colpo, gravi ritardi nella consegna dei corpi all’Olanda, da cui proveniva la
maggioranza di essi, manipolazioni e omissioni a non finire da parte di loschi
figuri sedicenti rappresentanti della “repubblica” di Donetsk, il tutto condito
da un’aggressiva inondazione di menzogne assurde e violente, in Italia e
altrove, che occupò tutti gli spazi possibili per affermare che la colpa del
disastro era degli ucraini. Nonostante ciò, le autorità olandesi e degli altri
paesi colpiti riuscirono in tempo relativamente breve a stabilire verità
inconfutabili, le quali però non hanno potuto ancora portare ad alcuna
conseguenza civile o penale, dato il muro di gomma opposto dalla Russia ad ogni
richiesta di accertamento, di estradizione o altro.
Essendo uscito a marzo, il libro inevitabilmente verte più sugli eventi del
2013 che su quelli recentissimi. I vari personaggi della pièce rappresentano
molto bene i/le componenti della questione, nonché i personaggi della tragedia:
particolarmente detestabile lo “storico occidentale”, del tutto ignaro della
specificità centro-est europea disegnata con maestria da grandi autori Bibo,
Kis, Kundera, Milosz, Szucs, e tanti ancora che egli di fatto si vanta di non
conoscere, ritenendoli immeritevoli di interesse genuino. Solo Lukacs è valido,
almeno fino agli anni Cinquanta, in quanto hegeliano pregno di consapevolezze
totalizzanti e assolute (cosa che egli in fine vita non era più). Invece il
giornalista russo, cresciuto in era sovietica, è già passato nelle file del
dissenso, rinato in era putiniana con intensità uguale o maggiore che all’epoca
dell’URSS.
Tutti gli altri personaggi rendono perfettamente la semplice complessità della
situazione: la Russia ha intenzioni chiaramente genocidarie nei confronti dell’Ucraina,
che invece vuole continuare a sviluppare la propria società civile a
somiglianza dell’Europa occidentale, cui sente fortemente di appartenere quasi
più di altri paesi della regione, che all’Europa occidentale si sono già da
tempo agganciati.
Data recensione: 01/09/2022
Testata Giornalistica: Nuova Antologia
Autore: Federigo Argentieri