Lessi su una rivista una frase del sindaco La Pira: “Dopo Firenze c’è il paradiso”[…] mi ha fatto star male una settimana…»
L’amore del pittore Rodolfo Marmaioli per la sua città
Lessi su una rivista una frase del sindaco La Pira: “Dopo
Firenze c’è il paradiso”[…] mi ha fatto star male una settimana…». Sono poche
ma significative parole del pittore Rodolfo Marmaioli, detto «il Marma», tratte
da una lettera da lui scritta da New York all’amico Caldini, il 16 luglio 1957.
Il suo amore per Firenze, dipinto in mille quadri, era passionale e intenso come
certi tramonti da piazzale Michelangelo. Rodolfo Marma nasce a Firenze, nel
quartiere di Santa Croce nel 1923 e muore sempre a Firenze nel 1998. Ha
percorso tutto l’arco del Novecento. Il soggiorno in America negli anni ’50 era
stata una scelta sofferta, prima desiderata e poi affrontata con una disperata
volizione: vedeva bene che a Firenze non avrebbe avuto molti spiragli per la
sua ricerca pittorica, né per affermarsi come caposcuola della pittura fiorentina
del dopoguerra, anche perché l’astro di Ottone Rosai non sarebbe più tramontato
nel capoluogo toscano. Scelse così l’America, ma spinto dalla nostalgia avrebbe
fatto ritorno a Firenze dopo diciotto mesi, pur sapendo che da quel momento in
poi avrebbe più dato che ricevuto, mentre invece il suo successo negli Stati
Uniti era già un dato di fatto, confermato da diversi articoli sui quotidiani americani
di allora. La sua arte a Firenze però lo ripagava, come il suo amore per la
città e così le relazioni umane, specie quelle con la gente del popolo e con gli
uomini di cultura, tra cui Pietro Annigoni, Renzo Grazzini, Vasco Pratolini e i
sindaci La Pira e Bargellini. Nel Marma coesisteranno sempre le due anime di Firenze,
la gente colta e il popolino. Il Marma era un uomo poliedrico, pieno di contrasti
e di creatività e soprattutto di un amore smisurato per Firenze e per l’arte. Ha
dipinto ed esposto a Firenze e dintorni, a Venezia e poi in molte città degli
Stati Uniti, a Parigi e in Germania. Nei primissimi anni ’50, Piazza Donatello
diventerà uno dei suoi luoghi dell’anima e non a caso gli è stata dedicata
proprio questa piazza il 29 giugno 2020. Una targa prospicente via degli Artisti
è lì ad attestarlo. È uscito da pochi giorni un bellissimo libro a lui dedicato,
La felicità della pittura (Edizioni
Polistampa, pagine 304), scritto dalla figlia, Marisa Marmaioli, a cui abbiamo
chiesto il significato di quest’opera: «Il libro nasce da una necessità: quella
di raccontare la sua vita dopo averlo scoperto anche come scrittore. Sulla scia
dei primi due libri (“Gli uomini passano, le pietre restano” “America e altri scritti”),
in cui ho curato i suoi scritti, ho cercato tra i documenti di archivio e le
sue carte di ricostruire tutto il suo percorso artistico e umano. Ho capito che
ha nuotato controcorrente, che non si è mai arreso nella sua amicizia con Vasco
Pratolini, il quale lo ha sempre poco gratificato e inizierà a comprenderlo
solo pochi anni prima della sua morte nel 1991». Rodolfo Marma era un uomo di una
grandissima, inconsapevole religiosità. L’attenzione ai tabernacoli, il suo
amore per l’oratorio di Santa Maria delle Grazie, per la chiesa di San Giuseppe
in via delle Casine e per la basilica di Santo Spirito, di fronte alla quale
avrebbe voluto morire per averne un ultimo sguardo prima di andarsene, sono lì
ad attestarlo. È sepolto alle Porte Sante, il cimitero monumentale a fianco
della basilica di San Miniato che si affaccia sul panorama più lirico e
incantevole della sua città.
Data recensione: 20/03/2022
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Marco Giorgetti