Il Prado e gli Uffizi sono i musei che conservano il maggior numero di opere in cui compaiano persone affette da acondroplasia (la forma più diffusa di nanismo),
Il Prado e gli
Uffizi sono i musei che conservano il maggior numero di opere in cui
compaiano persone affette da acondroplasia (la forma più diffusa di
nanismo), esposte nel 2016 in una sezione della mostra «Buffoni,
villani e giocatori alla corte dei Medici»
a Palazzo Pitti. Da essa derivò un convegno i cui atti sono ora
raccolti nel volume curato, come la mostra, da Anna Bisceglia. Di
stringente attualità, il libro delinea non solo un’inedita storia
dell’arte e della letteratura, ma anche un poco conosciuto spaccato
sociale. Rari e costosi «oggetti
di lusso»
in epoca romana, i nani assumono ruoli contraddittori dal Quattro al
Settecento, diventando buffoni di corte, confidenti dei regnanti e,
come tali, ritratti da artisti come Mantegna, Tintoretto (nella foto,
«Scipione
Clusone con il suo paggio nano»)
e Velázquez.
Esemplare la vicenda del nano Morgante vissuto alla corte di Cosimo I
de’ Medici, protagonista di opere come il doppio ritratto di
Bronzino oggi alla Pinacoteca Palatina. E proprio qui sta il nocciolo
del problema, evidenziato dal presidente dell’associazione Aisac
Odv Marco Sessa «Essere
nani significa vivere costantemente con un retaggio culturale
secolarizzato e molto radicato, perché prima di tutto siamo
personaggi provenienti dall’immaginario collettivo. Il dover
guardare il mondo e gli altri da una prospettiva dal basso verso
l’alto, e viceversa, evoca sempre la condizione di
infantilizzazione e un’intollerabile
sensazione di inferiorità».
Data recensione: 01/02/2022
Testata Giornalistica: Il Giornale dell’Arte
Autore: Elena Franzoia