Numerose sono le ville medicee presenti nel territorio fiorentino e tutte contraddistinte da un livello artistico
Numerose sono le ville medicee presenti nel territorio
fiorentino e tutte contraddistinte da un livello artistico estremamente
elevato, al punto da essere entrate a buon diritto nel 2013 a far parte
dell’elenco dei beni culturali Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO. In
particolare, la Villa del Poggio Imperiale è uno dei luoghi più amati e più
conosciuti di Firenze, sia per la sua storia, sia per la bellezza dei suoi
spazi, sia per essere ormai dal 1865 sede dell’Educandato Statale della Santissima
Annunziata, istituto di chiara fama. Non stupisce, dunque, che l’approfondito saggio
di Andrea Ragazzini e Riccardo Spinelli, La
Villa di Poggio Imperiale. Una reggia fiorentina nel Patrimonio UNESCO (con
un saggio di Elvira Valleri), sia stato recentemente ristampato a soli due anni
dalla prima uscita, dimostrazione evidente dell’ottima accoglienza che il
pubblico riserva a uno studio ben condotto relativamente un luogo così
rappresentativo. All’interno del volume si trovano inoltre un intervento di
Elvira Valleri, Tradizione e innovazione
in un educandato pubblico di élite: l’Istituto della Santissima Annunziata,
e le presentazioni di Giorgio Fiorenza, presidente del Consiglio di
Amministrazione Educandato Statale SS. Annunziata, e di Andrea Pessina,
soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana
di Firenze e le province di Pistoia e Prato. Si tratta di un’opera che si pone
nell’ampia letteratura di studi già presenti al riguardo della Villa di Poggio
Imperiale, ma che, cionondimeno, mostra una propria peculiarità nell’attenta
analisi delle vicende storiche che comportarono inevitabili “contaminazioni” architettoniche
e decorative, nonché un’indagine accurata delle splendide opere d’arte
conservate all’interno del complesso e un assolutamente necessario riferimento
alla vita dell’Educandato, a tutt’oggi cuore pulsante della struttura e realtà
formativa tra le più note nell’area fiorentina.
L’opera è divisa in due parti: nella prima, L’architettura
e i giardini nella storia della Villa, Andrea Ragazzini ripercorre le varie
epoche e le modifiche architettoniche e decorative che hanno gradatamente
trasformato l’aspetto della reggia a seconda delle necessità dei nuovi ospiti
che presero dimora in essa.
Una storia che inizia molti secoli fa, visto che la notizia più antica relativa
a questo edificio è la denuncia di «una casa da signore», che Jacopo di Pietro
Baroncelli fece nel 1427 al Catasto, e che il complesso diviene villa medicea
nel 1565, «quando Cosimo I confisca alla famiglia Salviati, assieme ad altri
beni, la villa di Poggio Baroncelli sulla collina di Arcetri, in quanto
Alessandro Salviati, che l’anno precedente l’aveva ereditata dal padre Piero,
era reo di aver preso parte alla ribellione di Siena» (p. 13). Senza venir mai
meno al suo splendore, la reggia subisce varie modifiche anche in epoca
leopoldina, nell’età napoleonica e successivamente nel periodo della
Restaurazione. Del resto, come è possibile apprendere da quanto scrive Andrea
Ragazzini, il complesso del Poggio Imperiale ha anche negli ultimi anni visto
l’apertura di nuovi cantieri che hanno permesso il recupero e il riallestimento
rispettivamente degli appartamenti di Pietro Leopoldo e del Quartiere cinese,
nonché della Galleria dei ritratti.
Nella seconda parte del volume, trova invece spazio l’ampia trattazione di
Riccardo Spinelli, I decori pittorici e
gli arredi della Villa di Poggio Imperiale, in cui vengono dettagliatamente
analizzate le scelte iconografiche e decorative di sale e stanze dei vari
appartamenti. Si apprende dunque, ad esempio, che Maria Maddalena d’Austria,
moglie del Granduca Cosimo II, nelle stanze a terreno di sua competenza «diede
vita a un programma decorativo decisamente particolare nella scelta iconografica,
incentrato sulle figure femminili e funzionale a legittimare, attraverso illustri
esempi di potere muliebre, il suo ruolo di donna e di Reggente dello Stato, nato
fisiologicamente debole» (p. 56). L’analisi prosegue per i periodi successivi, unendo
alla descrizione delle scene rappresentate, sostenuta dall’apparato di immagini
a colori presente nel volume, anche un’attenta disamina di significati,
intenzioni e motivazioni che condussero a donare alla Villa di Poggio Imperiale
il fastoso ed elegante aspetto con cui ci appare oggi.
Data recensione: 01/10/2021
Testata Giornalistica: Nuova Antologia
Autore: Serena Bedini