Uscito in occasione del Giorno della Memoria 2021, La Sboba. Diario dell’internato militare n. 30067 dall’8 settembre 1943 al 5 settembre 1945
Uscito in occasione del Giorno della Memoria 2021, La Sboba. Diario dell’internato militare n.
30067 dall’8 settembre 1943 al 5 settembre 1945 raccoglie la toccante
testimonianza dell’internamento che il giovane ufficiale Giulio Prunai visse negli
ultimi anni della Seconda guerra mondiale, rifiutandosi di aderire alle
richieste del Reich nazista e della Repubblica sociale. Costretto dunque alla
dolorosa esperienza del lager sino all’estate 1945, spostato dalla Francia alla
Polonia e poi al confine dei Paesi Bassi, attraversò due volte la Germania e fu
internato in ben sette diversi campi di prigionia. Nonostante il freddo, la
fame e la sofferenza, non mancò quasi mai di registrare giornalmente ciò di cui
fu testimone, riuscendo così a dar vita a un’opera unica nel suo genere per il
grande valore documentario e per la quantità di informazioni che vanno a
colmare numerose lacune storiche relativamente al destino dei tanti militari
italiani internati in quel periodo.
Tornato in libertà, Prunai fu sovrintendente archivistico della Toscana dal
1954 al 1971 e svolse un ruolo di primo piano nel recupero di tanti archivi
colpiti dall’alluvione dell’Arno del 1966. Lavorò a lungo presso l’Archivio di
Siena e proprio a questa Istituzione decise di donare il diario con le sue
memorie, incoraggiato dall’allora direttore Ubaldo Morandi: la donazione fu perfezionata
il 2 maggio 1983 e su suggerimento di Marcello Del Piazzo, direttore generale
dell’Ufficio centrale Beni archivistici, Prunai decise di aggiungere una
clausola per posticipare la consultazione del dattiloscritto, trascrizione
realizzata dall’autore nel 1978 direttamente dai diari della prigionia, che
vanno dalla cattura a Tolone l’8 settembre 1943 fino al rientro a Siena il 5
settembre 1945.
Il titolo, La Sboba, è emblematico
dei patimenti in larga parte dovuti alla fame, oltre che al freddo e alle
umiliazioni subite, che Prunai e i suoi compagni vissero in quel periodo
lunghissimo e terribile; il contenuto, così ampio e dettagliato al punto da
essere stato pubblicato in tre tomi, ha un significativo valore storico e
sociale e la sua importanza diviene assai più universale considerando che tali
“cronache” furono scritte in segreto e occultate affinché non venissero
scoperte durante i giorni della prigionia, adoperandosi a rischio della vita
per proteggerle. Scrive al proposito lo stesso Giulio Prunai nell’Introduzione: «Il diario del periodo
della prigionia, dalla cattura avvenuta a Tolone l’8 settembre 1943 al ritorno
a Siena il 5 settembre 1945, fu da me parte scritto su buste da lettere,
completamente aperte e, purtroppo, anche sulla parte stampata di tali buste il
che ne ha reso difficile la lettura, e parte sul verso bianco delle pagine di
un lavoro che avevo in precedenza preparato sulla storia de Lo Studio senese per incarico di una
speciale commissione dell’allora Ministero della Educazione Nazionale,
presieduta da Pier Silverio Leicht e da Augusto Mancini. Il dattiloscritto di
tale lavoro mi seguì nei miei trasferimenti in Germania, fu perduto alla
stazione di Trier nel settembre del 1943 e mi fu restituito in Polonia alcuni
mesi dopo, ad eccezione del capitolo relativo al XV secolo, da considerarsi definitivamente
perduto. Terminate, per esaurimento, le facciate bianche delle pagine continuai
a scrivere nell’interlineo delle facciate dattiloscritte. Riuscii sempre a salvare
il manoscritto perché durante la permanenza al campo di Deblin tradussi il titolo
sulla copertina di ogni capitolo e, come lavoro di carattere storico e del
tutto “innocuo”, lo presentai alla censura del campo per l’esame e
l’apposizione del visto […]» (p. 5).
Il tenace desiderio di mantenere e trasmettere intatto il ricordo di quel
periodo doloroso, in modo che fosse da monito e testimonianza per le
generazioni future e per la ricostruzione storica, è alla base non solo della
redazione del diario da parte dello stesso Giulio Prunai, ma anche della sua
trascrizione, poi della donazione all’Archivio di Stato e, oggi, dell’edizione
ampiamente commentata dallo storico Nicola Labanca e curata da Maria Prunai,
figlia dell’autore.
L’armistizio dell’8 settembre 1943 fu per centinaia di migliaia di militari
italiani il punto di cesura tra un prima e un dopo, ossia il momento in cui
decidere se continuare nell’impresa bellica combattendo a fianco dei
nazifascisti o fare un passo indietro ed essere così internati in un campo di
prigionia. La maggior parte si rifiutò di proseguire la guerra e di aderire
alla Repubblica di Salò: la conseguenza inevitabile fu la deportazione nei
lager nazisti come Internati Militari Italiani (IMI), status questo voluto da
Hitler per sottrarre soldati e ufficiali alla Convenzione di Ginevra. Tra di
loro vi era anche Giulio Prunai, allora tenente commissario della Regia Marina.
Grande è dunque il valore documentario de La
Sboba, perché, ricorda Cinzia Cardinali, direttrice dell’Archivio di Stato
di Siena, «queste pagine della Seconda guerra mondiale, della guerra civile tra
italiani tra il 1943 e il 1945, della Resistenza e della Guerra di liberazione
italiana ed europea, sono state a lungo trascurate e dimenticate dalla
storiografia del dopoguerra concentrata sulla rivendicazione della Resistenza
antifascista da parte della guerra partigiana ed affidate pressoché
esclusivamente alla memorialistica edita dagli stessi ex IMI e all’attività
dell’Associazione di rappresentanza, l’Associazione Nazionale ex internati nei
Lager nazisti (ANEI). Dalla fine degli anni Ottanta del Novecento, nel recupero
di una dimensione più ampia, numerosi contributi hanno messo in luce anche la
resistenza delle Forze armate nazionali dopo l’8 settembre, la loro
partecipazione alla campagna angloamericana in Italia e la resistenza degli IMI
nei Lager tedeschi» (p. XXI).
Alla pubblicazione del diario di Giulio Prunai ha contribuito anche la sezione ANEI
di Firenze.
Data recensione: 01/10/2021
Testata Giornalistica: Nuova Antologia
Autore: Serena Bedini