«Ora che ho raggiunto l’età del mio protagonista lo posso rifare con un paio di ragioni in più che sono comprensione e condivisione.
‘L’ultimo
nastro di Krapp’ e ‘Fame, mi fa fame’: due testi per il ritorno
di Giancarlo Cauteruccio in scena al Teatro Niccolini
«Ora
che ho raggiunto l’età del mio protagonista lo posso rifare con un
paio di ragioni in più che sono comprensione e condivisione. Il mio
spettacolo è totalmente cambiato da quel che è stato, come sempre,
come la vita, il teatro è in progress: nessuno li può fermare». Il
ritorno di Giancarlo Cauteruccio sulla scena è cosa ragguardevole.
Accadrà al Teatro Niccolini di Firenze dal 7 al 9 dicembre alle
19.30.Due
assoli imperdibili al Teatro Niccolini: primo, «L’ultimo nastro di
Krapp» di Beckett e «Fame, mi fa fame» entrambi diretti e
interpretati da Giancarlo Cauteruccio, Compagnia Teatro Studio
Krypton. Oggi più che mai il messaggio di Beckett è attuale. «È
il mio autore più amato, e al suo testo guida, che ho affrontato
come attore e regista in due precedenti e fortunate edizioni, ho
deciso che raggiunti i 65 anni sono in perfetta coincidenza con l’età
del protagonista Lo ripropongo per esplorare una drammaturgia del
1958, sublime e struggente, fatta di solitudine, silenzio, attesa e
deriva, elementi che negli anni hanno invaso, concretamente, anche il
mio corpo e la mia anima».
Altro
appuntamento è con «Fame, mi fa fame» il 10 e 11 dicembre alle
19.30 e il 12 alle 16 con «Panza, Crianza, Ricordanza», scritto,
diretto e interpretato da Giancarlo Cauteruccio che parte da un
poemetto in dialetto calabrese, dove la sua fame è una condizione
disperante, è rifugio, luogo poetico e creativo e diviene occasione
di denuncia contro l’orrore. Un lavoro della memoria sulla memoria,
sulla fame onnivora che tutto ricorda, dove nulla è suo ma tutto le
appartiene. Solo in scena con i suoi fantasmi, il regista-attore con
i suoi versi affronta lo smembrarsi del tempo, dei fatti, dei luoghi.
«Il protagonista – dice Cauteruccio – porta in sé i segni della
sua condizione di ammalato di fame insaziabile e affida alla lingua
madre questa nuova messa in gioco di tutto il suo corpo, poetico,
fisico, teatrale». Sono versi che si situano nelle pieghe, nelle
differenze, nelle disparità, nella dicotomia di un Occidente troppo
grasso e dalla mente poco sgombra per pensare; e di un Oriente di
saperi e figure sottili, vittima di una fame senza rimedio. Da
vedere.
Fotografia:
Regista e attore: Giancarlo Cauteruccio in scena al Teatro Niccolini
di Firenze
Data recensione: 03/12/2021
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Titti Giuliani Foti