Chi dice che la vita abbia una sua circolarità, non sarà smentito né ora né mai. Perchè torna da dove era partito
Chi dice che la vita abbia una sua circolarità, non sarà
smentito né ora né mai. Perchè torna da dove era partito ormai circa una
quarantina di anni fa Carlo Cecchi esattamente al Teatro Niccolini di Firenze.
Proprio qui, dove aveva fatto compagnia assieme a Roberto Toni direttore artistico
del teatro allora come oggi, quando il teatro Niccolini era uno stabile che
produceva spettacoli. Dunque da domani a domenica 5 dicembre al Teatro Niccolini
di via Ricasoli con una produzione multipla, cioè Marche Teatro, Teatro di Roma
Teatro Nazionale, Elledieffe ecco «Dolore sotto chiave» e «Sik Sik l’artefice
magico» due atti di Eduardo De Filippo con lo stesso Cecchi, una delle sue
partner preferite, Angelica Ippolito, e con Vincenzo Ferrera, Dario Iubatti,
Remo Stella, Marco Trotta e la regia ancora di Carlo Cecchi. (Biglietti a
17/20/27 euro. Prevendite www.teatroniccolini.com con Green Pass).
Al Niccolini una specie di ritorno a casa citando Pinter – altro grande autore
prediletto da Cecchi, proprio su questo palcoscenico più volte rappresentato nei
gloriosi ’80 – a cui restituisce con questo dittico l’amarezza e il realismo
dell’amato Eduardo da cui ha attinto molto della sua “napoletanità“. Dalla sua
capacità di graffiare a con una sola, fulminea, invenzione paradossale. In
scena il confronto tra due intelligenze inflessibili e rivoluzionarie che hanno
da sempre combattuto, dentro e fuori la scena, per un “teatro vivente”.
Rigoroso esempio di coscienza critica nel classico gioco del teatro nel teatro,
attraverso quella contrapposizione tra realtà e finzione, spinta oltre l’asfittico
dibattito tra vita e forma. Carlo Cecchi, è personaggio difficile e controverso
da sempre, con una meritata aurea di inavvicinabile e scontroso: bisogna però
vederlo in scena nei lavori che interpreta. Dunque sono da non perdere «Dolore
sotto chiave» girandola di situazioni grottesche, di gioco beffardo sul senso
della morte, sulla sua esistenza nella quotidianità. C’è un po’ di morte in
ogni vita, sembra dirci il drammaturgo, e lo fa con irresistibile comicità.
E ancora «Sik Sik l’artefice magico», datato 1929, è uno dei capolavori del
Novecento. «Come in un film di Chaplin – spiega Cecchi – è un testo immediato, comprensibile
e raffinatissimo». Sik-Sik (in napoletano significa secco, magro, ed è riferito
a lui, Eduardo) è un illusionista maldestro e squattrinato che si esibisce in
teatri di infimo ordine con la moglie e Nicola. E una sera Sik Sik decide di
sostituirlo con Rafele. Personaggi umanissimi e tragicomici per una delle
pietre miliari del teatro eduardiano. Da non perdere.
Data recensione: 01/12/2021
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Titti Giuliani Foti