Pudore e vergogna s’intrecciano a paura e dolcezza. È così che, tra sussulti, contraddizioni, dramma e commedia, va in scena l’ ”Amore”
L’intervista
A
tu per tu con Spiro Scimone che con Francesco Sframeli da domani
porta al Niccolini la premiata pièce sul sentimento amoroso. «Il
nostro primo spettacolo andò in scena in questo teatro»
Pudore
e vergogna s’intrecciano a paura e dolcezza. È così che, tra
sussulti, contraddizioni, dramma e commedia, va in scena l’ ”Amore”
scandaloso di Spiro Scimone e Francesco Sframeli. Da domani a lunedì
(giorni feriali ore 19.30, domenica ore 16) lo spettacolo dei due
artisti siciliani segna il loro ritorno – con questa pièce che gli
ha portato l’Ubu nel 2016 – al Niccolini. Il duo ha una cifra
tutta sua, riconoscibile. Profondamente radicati nella loro terra per
il ritmo a cui piegano il testo, universali nei temi.Con
Firenze la compagnia ha un legame di vecchia data. Ce lo ricorda
Spiro Scimone, autore del testo di “Amore”, (e in scena con
Giulia Weber, Gianluca Casale e Francesco Sframeli, che cura anche la
regia) e nostra guida alla scoperta di un sentimento che ci riguarda
tutti e «senza il quale non ha senso la vita» ci dice.Torniamo
a Firenze: per voi due è partito tutto da qui…«Sì,
il nostro primo spettacolo, “Nunzio”, nel 1994, andò in scena
grazie a una coproduzione proprio con il Niccolini che lo propose a
Firenze. A dirigere la storia di due emarginati c’era Carlo
Cecchi».Fu
Roberto Toni, allora e di nuovo oggi deus ex machina di questo
teatro, a proporre il testo a Cecchi e a convincerlo a curarne la
regia…«Esattamente.
Tornare in quello stesso teatro per noi oggi è molto emozionante. Il
tempo a volte è circolare».Allora
portaste Nunzio, oggi è la volta di un testo che avete già proposto
in Toscana, a Prato, e che vede in scena due coppie di anziani: un
lui e una lei e poi due lui. Due eterosessuali e due omosessuali…
L’ambientazione è un cimitero. Perché? Chi sono questi personaggi
e perché ci riguardano?«Partiamo
dalla scelta della loro età: sono due coppie consapevoli che la loro
fine si avvicina. Dunque ci consentono di raccontare l’amore a 360
gradi. Quello tra due vecchi – legati da moti di accudimento e
pudore e da una trasporto che può sembrare scandaloso – i quali,
però, possono fare la luce anche sul sentimento amoroso quando
questo riguarda i più giovani. Perché loro giovani e innamorati lo
sono stati, anni prima. La pièce gioca su questo doppio registro:
lavora sulla memoria e sull’oggi. Sulla trasformazione e
sull’ineluttabilità dell’amore, l’unico sentimento che ci
consente di andarcene con un qualche senso e qui arriviamo alla
scelta del cimitero».In
che senso?
«In
scena, su uno sfondo ideato da Lino Fiorito, ci sono due tombe a
significare che sono delle persone che stanno per vivere il loro
ultimo momento accomunate da un sentire simile. E qui arriviamo alla
sua terza domanda perché due etero e due omosessuali…».
Ci
spieghi…
«Noi
volevamo dimostrare che non esiste alcuna differenza nelle relazioni
amorose, sia che vengano vissute da un uomo e una donna sia che
riguardino individui dello stesso sesso. Alla fine ci accorgeremo che
tutti vivono le stesse paure, gli stessi tic e gli stessi bisogni».
Di
quali paure ci parla?«Non
voglio anticipare molto. I due uomini, il pompiere e il comandante,
sentono ancora l’onda lunga del giudizio per la loro diversità. I
due anziani etero si trovano a dover gestire la scabrosità
dell’amore anche senile nella sfera sessuale».Lei
poco fa ha parlato di tic. Nel vostro teatro, nei vostri testi questa
reiterazione di idee, ossessioni, caratteristiche dei personaggi
avviene attraverso la ripetitività, la ripetizione di domande,
frasi, parole. Accade anche in Amore?«Esattamente
chi ci conosce ci riconoscerà. Si tratta di accorgimenti linguistici
che servono a dare consistenza all’aspetto ironico, a volte
grottesco delle nostre pièce. Nei nostri spettacoli c’è sempre
spazio per il sorriso».Anche
se il più delle volte i soggetti cui vi dedicate sono emarginati…«Lo
facciamo per dare voce a chi normalmente non ne ha, per accendere la
luce su coloro i quali sono relegati al buio».È
la forza del teatro in fondo: potere rimettere le cose in pari anche
da un punto di vista sociale. Poter dire l’indicibile…«Esattamente:
attraverso la finzione si può parlare di tutto, a patto che si sia
sinceri. La forza del teatro sta tutta quanta nel potere essere
veramente autentici».Voi
ritenete che il vostro teatro sia espressione del vostro essere
siciliani? Pensate che ci sia qualcosa che accomuna voi, Emma Dante,
Davide Enia?«Forse
qualcosa che ci accomuna c’è, però no, io non penso che il nostro
sia un teatro siciliano. Credo che i nostri temi siano universali
prova ne sia che la lingua dei nostri spettacoli è l’italiano, non
il siciliano. Però il ritmo cui pieghiamo i nostri testi e le
battute dei personaggi sanno molto di Sicilia».Quasi
una musica… Adesso avete nuovi progetti?«Quest’anno
porteremo in scena un altro nostro spettacolo, “Il Cortile” al
teatro dell’Argine, a Bologna, per l’anno prossimo stiamo
lavorando a un nuovo testo su cui preferiscono non fare
anticipazioni».
Da
sapereQuandoAl
Teatro Niccolini di Firenze (foto) da domani all’8 – feriali ore
19.30, domenica ore 16 – va in scena «Amore» di Spiro Scimone
(testo) e Francesco Sframeli (regia)».TramaLo
spettacolo porta in scena quattro vecchietti una coppia etero (Spiro
Scimone e Giulia Weber) e una coppia omosessuale (Francesco Sframeli
e Gianluca Casale) che, alla fine della loro vita, in un cimitero
vivono il loro sentimento d’amore tra ricordi e bisogni. Prevendite
su www.teatroniccolini.com, su www.ticketone.it e Box Office Toscana.
In
coppiaNelle
relazioni tra uomo donna e individui dello stesso sesso non esiste
alcuna differenza.
FotografieTeatro
Niccolini;
Dall’alto:
Giulia Weber e Spiro Scimone (la coppia etero) e Francesco Sframeli e
Gianluca Casale (la coppia omosessuale).
Data recensione: 04/11/2021
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Chiara Dino