Gli anni del primo mandato a sindaco di Giorgio La Pira, 1951-1956, furono per Firenze anni di grande rinnovamento
Negli anni del “sindaco santo” il “Giornale del Mattino”
diretto da Bernabei diventa uno strumento di rinascita culturale, politica e
sociale con un fiorire di firme che faranno il giornalismo del secondo ’900
Gli anni del primo mandato a sindaco di Giorgio La Pira, 1951-1956, furono per
Firenze anni di grande rinnovamento su più piani: politico, economico,
culturale, amministrativo. A sostegno del sindaco, personalità oltre gli
schemi, ma con precise convinzioni e volontà, si mosse un quotidiano di cui ora
questo libro: Il “Giornale del Mattino” di Ettore Bernabei, a cura di Pier
Luigi Ballini (Polistampa, pagine 672, euro 38,00) compie uno spoglio accurato,
affidato a studiosi che affrontano il giornale da varie prospettive: come
laboratorio di giornalismo innovativo, per gli aspetti ecclesiali durante
l’episcopato Dalla Costa; sul complesso panorama internazionale in tempi di
guerra fredda e crisi coreana; sulla cultura della sua terza pagina; sulla critica
musicale e di fronte alle scelte amministrative di La Pira sindaco. Leggendo in
particolare i saggi del curatore Ballini, sulla linea degasperiana di La Pira,
e di Federico Mazzei, dal centrismo al neo-centrismo post-degasperiano del giornale,
ci si rende conto di un’evoluzione che a Firenze si dimostrò particolarmente creativa
sul piano politico. “Il Mattino dell’Italia centrale” era nato dalla fine del
giornale resistenziale “La Nazione del Popolo”, espressione del Cln toscano,
dopo le elezioni per la Costituente, portando con sé redattori democristiani e
liberali, come Ettore Bernabei, Angiolo M. Zoli, Sergio Lepri e Hombert
Bianchi. La componente socialcomunista aveva invece fondato il “Nuovo Corriere”,
con direttore Romano Bilenchi e grandi ambizioni culturali: una concorrenza
naturalmente acuitasi durante l’amministrazione civica di sinistra, tra ’46 e
’51, e lo scontro epocale del 18 aprile 1948. Dal marzo ’47 aveva ripreso vita “La
Nazione”, con diritto di precedenza sul giornale minore che veniva stampato con
le stesse rotative. Le prime risorse del giornale erano state trovate da Renato
Branzi, esponente dell’antifascismo cattolico fiorentino, anche con un aiuto
diretto di monsignor Montini, mentre la prima direzione era stata affidata a
Cristano Ridòmi, proveniente dal “Corriere della Sera”, chiamato però da De
Gasperi a Roma nel maggio ’51 come suo capo ufficio stampa. A quel punto gli succede
Ettore Bernabei, già segretario di redazione, che avvia un nuovo corso del
giornale nei tempi di una campagna elettorale che si svolge col sistema degli “apparentamenti”
della Dc coi partiti democratici minori al fine di conquistare importanti città
e poi stabilizzare al centro il governo degasperiano. Operazione che funzionerà,
con Firenze, ma anche Milano, Torino, Genova e Venezia. Sia Ballini che Mazzei
descrivono una coincidenza di visione tra La Pira e De Gasperi, che vedono, nel
’51 come già nel ’48, una lotta epica tra libertà e totalitarismo. Per La Pira
Firenze è «una città cristiana, irriducibile al marxismo». E De Gasperi è a
Firenze il 20 giugno ’51, ove tesse l’elogio di La Pira, esempio vivo di carità
in una Firenze, simbolo di unione tra nuovo umanesimo e cristianesimo. Questi è
appena stato eletto sindaco grazie al premio di maggioranza, 40 seggi a Dc e
alleati, e forse anche alla decisione dei socialisti indipendenti (il gruppo di
Silone e Codignola) che non accettando alcun apparentamento, ed eleggendo il
solo “sindaco della liberazione” Gaetano Piraccini, determinano l’insuccesso di
un nuovo frontismo a Palazzo Vecchio. La Pira, che si dimette da deputato, si
mostrerà generoso coi “minori” nella nomina degli assessori. Parte il programma
dei tre valori solidali: lavoro, casa, libertà, e quella che sarà la missionevocazione
di Firenze, comunicata dal sindaco ai consoli e annualmente celebrata dal ’52
con i “Convegni internazionali per la pace e la civiltà cristiana”. Bernabei
col suo giornale sostiene il disegno lapiriano che considera continuazione di
quel «terzo tempo sociale», iniziato da Fanfani e La Pira col piano-casa, e
che, con Fanfani di nuovo ministro, intende proseguire la riforma agraria
iniziata da Segni e spingere verso la piena occupazione. Il giornale fiorentino
assume il nuovo nome, “Giornale del Mattino”, nel dicembre ’53: ha sempre
appoggiato De Gasperi sui temi della difesa dello Stato e nella prospettiva maggioritaria
alle elezioni del 7 giugno, un centrismo visto come: «pluralismo finalizzato e
pilotato con guida Dc». Tale definizione sarà nel discorso che La Pira terrà
nella commemorazione dello statista trentino al Teatro comunale di Bologna il 5
settembre ’54. L’appoggio al segretario Fanfani come successore di De Gasperi, comune
a La Pira e Bernabei, caratterizzerà il giornale fiorentino, ma l’ingenerosa rivolta
dei “laici” dopo il ’53, con veti per il governo a De Gasperi, Piccioni e
Fanfani, e la stretta degli stessi “laici” sul governo Scelba, porterà i Dc
fiorentini a cercare qualcosa di nuovo. Si crederà infine di averlo trovato,
specie dopo l’elezione di Gronchi alla presidenza della Repubblica, maggio ’55,
in Segni, col suo “centrismo di attesa” e i suoi passi su Corte Costituzionale,
Partecipazioni statali, controllo Eni sugli idrocarburi. La lettura argomentata
del “Giornale del Mattino” rende bene quei complicati anni di passaggio. Mentre
crescono le firme (Paolo Cavallina, Domenico Sassoli, Gian Paolo Meucci, Angelo
Gaiotti, Silvano Giannelli…), compaiono anche nomi che celano nuovi autori. Certamente
il caso che il libro pone più in rilievo è quello di Gabriele De Rosa, che si firma
dapprima Ernesto Magistrati e poi Bruno Torres. In fase di distacco, senza
polemica, dal Pci, a cui aveva aderito nel ’45 dopo la fine della Sinistra cristiana,
e dopo vari incarichi al servizio Esteri di “L’Unità”, De Rosa metteva ora al
servizio del giornale fiorentino la sua esperienza di osservatore
internazionale con interessi storicopolitici. E la necessità d’inquadrare problemi
di politica estera come di politica economica e sociale troverà nella Firenze di
La Pira condizioni favorevoli, a partire da una visione di pace diversa da
quella, ideologica, dei “partigiani della pace”, come nella lotta alla disoccupazione
nel rilancio della Pignone. A fronte di una certa rigidità e direttività
assunta da Fanfani come segretario Dc, l’ambiente fiorentino mostrerà
un’originale apertura intergenerazionale, ove gli “anziani” Gronchi, Piccioni,
Gonella, Segni, continueranno a dialogare coi giovani. Questo fu il grande merito,
accanto a La Pira, di un venticinquenne giunto alla vicesegreteria fiorentina
alla testa di tanti suoi coetanei, Nicola Pistelli, di forte sensibilità religiosa
quanto di forte senso di laicità in politica. Suggerirà a La Pira di premere su
Fanfani per il potenziamento degli organi di stampa: leve altrettanto importanti
di quelle economico-finanziarie. Sul “Giornale del Mattino” comincerà firmandosi
Mario Giovannoni, su una linea polemica contro i monopoli privati, per «limare il
potere delle baronie» (temi acquisiti dalla cultura dei gruppi giovanili Dc).
Accompagnerà La Pira al secondo mandato, ove questi sarà rieletto sindaco non
senza difficoltà tra i “laici”, dopo aver guidato una ripresa Dc e aver
ottenuto trentatremila preferenze, contro le diciannovemila del ’51. Dopo
quelle amministrative, nell’estate ’56 Fanfani chiamerà a Roma Bernabei a
dirigere e rilanciare il quotidiano del partito “Il Popolo”. A Firenze il “Giornale
del Mattino” proseguirà in varie fasi fino al 1966. Era nel frattempo nato, diretto
da Nicola Pistelli, “Politica”, un settimanale diretto ai giovani, a raggio
nazionale.
Data recensione: 14/12/2021
Testata Giornalistica: L’Avvenire
Autore: Giovanni Tassani