Ha vissuto in prima linea l’emergenza della pandemia. Un’esperienza che ancora non è finita e per lui, direttore
«Vizi,
virtù e salute» è il titolo dell’ultimo lavoro di Stefano
Grifoni, una riflessione su corpo e mente, buone e cattive abitudini
Ha
vissuto in prima linea l’emergenza della pandemia. Un’esperienza
che ancora non è finita e per lui, direttore di Medicina e chirurgia
d’urgenza e accettazione al policlinico di Careggi a Firenze,
chissà quando finirà. Eppure per Stefano Grifoni, medico noto a
Firenze e non solo, scrivere sembra quasi un modo per mettere nelle
pagine dei suoi libri qualcosa della sua esperienza quotidiana,
condividerla con i lettori. E ciò appare evidente in Vizi, virtù
e salute (Mauro Pagliai editore, 254 pagine, 12 euro), l’ultimo
dei suoi lavori non scientifici (uscito in piena pandemia) che
diventa un modo per far comprendere cosa si è vissuto negli ospedali
e cosa ancora passa nella mente e nel lavoro quotidiano di medici,
infermieri e di tutto il personale che nei reparti Covid e non sono
stati chiamati prima di tutto a un’umanità ancora più forte di
quella che ogni giorno devono mettere nel loro lavoro.
Il
volume in verità è quasi diviso in due, perché l’autore prima
della pandemia stava già preparandosi a pubblicare una serie di
riflessioni su parole e temi del quotidiano, dall’invidia alla
vecchiaia, dalla fantasia alla stupidità. L’arrivo del virus lo ha
convinto a rivedere il suo lavoro, a descrivere la difficoltà degli
anziani nei reparti Covid ma anche di quelli che il coronavirus non
lo hanno preso ma si sono trovati improvvisamente soli in un letto
d’ospedale o in una Rsa, senza più la possibilità di ricevere la
visita e il conforto dei figli e dei nipoti. Spesso a morire soli, a
implorare medici e infermieri di far «salutare un’ultima volta» i
loro figli. «Sono usciti di scena portandosi dietro le loro
testimonianze, i loro dolori e il dispiacere di aver vissuto in una
società che li aveva condannati alla solitudine», scrive in uno dei
capitoli del libro Grifoni, dimostrando che anche un primario non
solo ha un’anima ma comprende il dramma dei suoi pazienti anche
quando davanti alla richiesta implorante di far vedere un’ultima
volta i suoi figli è costretto a rispondere: «Non posso signora».
Fin
dalle prime pagine Grifoni ci fa capire com’è cambiata la sanità,
come quel Pronto Soccorso che lui dirige si è improvvisamente
svuotato perché tutti avevano paura di avvicinarsi ai padiglioni di
Careggi, in momenti diversi frequentati anche da quell’umanità che
qui si reca spesso quando soffre di un semplice raffreddore.
Nel
volume, soprattutto nella seconda parte, c’è anche la possibilità
di sorridere, perché l’autore ha una vena di umorismo che traspare
in particolare in alcuni dei capitoli, come quando parla delle
«Arterie elastiche» e ci ricorda che «Le gambe delle donne sono
una naturale attrazione per l’uomo». Una frase che gli permette
quasi con leggerezza di parlare di come si debba aver cura dei nostri
arti inferiori, che servono sì per camminare ma pure per garantirci
di stare accanto agli altri, di vivere una vita normale quando,
persino «la stupidità umana sta vivendo un periodo d’oro».
Data recensione: 03/10/2021
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Domenico Mugnaini