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Guardate un po’ dove può portare la curiosità. Al cimitero di Reggello, un paese a mezza costa sul Pratomagno

Guardate un po’ dove può portare la curiosità. Al cimitero di Reggello, un paese a mezza costa sul Pratomagno, a una trentina di km da Firenze, due signore avevano notato che una tomba con la lapide tutta consunta aveva sempre dei fiori freschi. Vi si leggeva che la tomba ospitava Milos Lokar, nato a Lubiana nel 1922 e morto nel 1944. Chi, e perché, si occupava con tanta cura di una persona che era venuta a mancare quasi 80 anni prima? Spinte della curiosità e non riuscendo a trovare risposta, avevano attaccato un biglietto sulla lapide con i loro numeri di telefono, chiedendo di essere contattate.
Si era fatta viva una signora, Maria Reggioli, che aveva raccontato questa storia: Milos Lokar era uno studente sloveno che, nel 1941, quando la sua terra era stata occupata dalle truppe italiane, era stato considerato pericoloso per le idee che esprimeva e obbligatoriamente mandato al confino. Dopo aver girato per diverse località italiane, era stato trasferito a Ventotene, dove era stato aggregato al gruppo dei cosiddetti federalisti: così si era trovato a mensa insieme ad Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, che stavano elaborando le idee che avrebbero portato alla stesura del Manifesto di Ventotene, da tutti considerato come l’atto di nascita dell’Unione Europea.
In definitiva, Milos aveva almeno assistito, forse aveva addirittura contribuito alla gestazione dell’ idea di un Europa unita. Era però gravemente ammalato, soffriva di tubercolosi e, ai primi del 1944 gli era stato consentito di raggiungere un cugino, Janez Kosak, anche lui sloveno di Lubiana, internato anche lui in Italia, proprio a Reggello. E lì purtroppo aveva trovato la morte per malattia, nell’ottobre del 1944.
Ma qual era il legame con la famiglia Reggioli, così saldo ancora dopo 80 anni? Francesco Reggioli, fratello di Maria, durante la guerra era stato richiamato e inviato col suo reparto proprio in Slovenia, a Lubiana, dove però si era gravemente ammalato. Il suo reparto si era spostato e lui era stato lasciato a Lubiana in ospedale, dove i parenti di Janez e di Milos, sapendolo di Reggello dove si tro vavano i loro due ragazzi, lo avevano amorevolmente assistito. Il cugino era sopravvissuto, era tornato a Lubiana e tra le due famiglie i rapporti di amicizia si erano consolidati negli anni, con scambi di visite e periodici incontri. Maria Reggioli continua ancora adesso, con i fiori al cimitero, a mantenere vivo il ricordo di questa solidarietà che aveva travalicato i confini politici e le differenze linguistiche.
La storia potrebbe finire qui, ma le due signore, forti delle loro competenze, hanno deciso di continuare le ricerche: una, Gabryela Dancygier, docente di lettere e ricercatrice, aveva già pubblicato diversi lavori e l’altra, Paola Stoppioni, una vita di lavoro negli uffici del Comune di Reggello, aveva la passione per le ricerche di archivio. Per un anno intero, partendo proprio dall’archivio storico del Comune, si sono trovate così a dissotterrare le carte che raccontano le vite dei tanti che erano stati spediti a Reggello dal regime fascista, i cosiddetti internati, principalmente cittadini stranieri consi derati nemici durante il tempo di guerra.
Le norme prevedevano per loro dure limitazioni, non si potevano spostare, non potevano avere incontri con la popolazione civile, non potevano frequentare i luoghi pubblici e la loro corrispondenza, solo ed esclusivamente in italiano, era sottoposta a una severa censura sia quando scrivevano come quando ricevevano delle lettere. Si sono così trovate ad esplorare un fenomeno dimenticato, quello degli internati, spesso addirittura rimosso dalla memoria collettiva. 
Data recensione: 25/07/2021
Testata Giornalistica: America Oggi
Autore: Piero Piccardi