«Ero preoccupato di una sola cosa: rinvenire nei luoghi danteschi non la polvere dei cimeli ma il palpito di vita di chi ancora oggi
‘Dal Falterona al mare’, gli itinerari danteschi
tratteggiati da Mario Lancisi nel suo ultimo libro. «Quanta emozione da quei
canti»
«Ero preoccupato di una sola cosa: rinvenire nei luoghi danteschi non la
polvere dei cimeli ma il palpito di vita di chi ancora oggi prova emozione e si
commuove a leggere, assaporare, declamare e meditare le cantiche dantesche». Ci
sono molti luoghi a noi famigliari nell’itinerario di Mario Lancisi «La Divina Toscana»
ovvero «Dal Falterona al mare i luoghi di Dante Alighieri» (Sarnus), un viaggio
contro il tempo e soprattutto contro la mancanza di quel prezioso bene che è la
memoria. I luoghi citati del Senese sono davvero tanti, basta scorrere l’indice
iniziale che fa riferimenti ai versi dedicati, con un particolare epilogo che
riguarda Strada in Chianti con l’oste che declama la Commedia ai suoi clienti,
come se il tempo da quelle parti non fosse mai passato. Ecco i personaggi che
scorrono come da un veloce finestrino: Caccia d’Asciano, Cacciaguida per
Chiusi, non manca Colle val d’Elsa, con uno spazio speciale alla Pia de Tolomei
e alla mitica battaglia di Montaperti. Quello che piace di più del saggio,
agile e puntuale, di Lancisi è quel trattare personaggi ed eventi come fossero
sul giornale di oggi, il che significa soprattutto l’attualità del sommo poeta,
ma non solo, anche di quei personaggi che costellano, fra certezze e metafore
il suo viaggio ultraterreno. Dal Falterona l’avventura abbia inizio anche con
la fantasia, l’anno è poi quello giusto, si passa ovviamente dalla Pia de’
Tolomei dove l’autore si sofferma volentieri, con l’assassinio-rebus che sconfina
nella leggenda a cominciare dalla sua esistenza, in quel cerchio magico fra
Gavorrano e Ribolla. Ma il viaggio prosegue in altre parti della Toscana, un
viaggio dove sembra di essere appena un minuto in ritardo rispetto al passo
svelto di Dante. Da Pisa a Lucca, da San Miniato a Gargonza, fino a Poppi,
mentre riecheggiano i lamenti di Vanni Fucci, Pier delle Vigne, del conte
Ugolino. Come direbbe Malaparte, i toscani conoscono bene l’inferno, anzi ci
scendono per mettere al fresco le migliori bottiglie di vino. E poi al finale
ecco Alvaro l’oste di Strada in Chianti, che al di là del suo patteggiare
fiorentino, mostra la bellezza di versi eterni: «Quando parla di Dante, Alvaro
straripa, si illumina, gesticola, si colora, declama, filosofeggia. «Mi sono
innamorato di Dante 15 anni fa. Il merito è del mio prete don Giulio Staccioli,
un fior di latinista – racconta – per ogni situazione o evento sapeva recitare
a memoria una terzina appropriata della Divina Commedia».
Data recensione: 15/04/2021
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Massimo Biliorsi