Sorpresa: «Che scrivessi poesie non lo sapeva nessuno. Al punto che, quando l’ho detto in famiglia...
In un libro i versi tenuti «segreti». «Tra le pagine la mia
vita piena di dubbi»
Sorpresa: «Che scrivessi poesie non lo sapeva nessuno. Al punto che, quando
l’ho detto in famiglia... sono cascati dalla sedia». La settimana scorsa è uscito
per Polistampa la raccolta poetica Mille millepiedi in fila. L’autore è Paolo
Zampini, flautista, direttore del Conservatorio Cherubini di Firenze. O almeno
per altri sette mesi. Perché poi, dal primo novembre, andrà in pensione.
Il suo
segreto se l’è tenuto stretto tantissimo tempo: «La prima poesia l’ho scritta a
otto anni» e ora ne ha 65. La prima (di questa raccolta) è della metà degli
anni Settanta. L’ultima del febbraio 2021. Una vita intera condensata in 135
pagine. Il disegno della copertina è anch’esso frutto di Zampini: ricorda un
pentagramma anche se pentagramma non è. «Spesso amici artisti mi chiedono di
“colorare” musicalmente le loro opere ai vernissage – racconta – Qui accade il
contrario: sono io che cerco di rappresentare graficamente l’idea musicale
delle parole scritte». Un grande incrocio di diversi modi di esprimersi. «Mi
piace la musicalità delle parole e siccome sono sinestetico (in senso
neurologico: trasferisce automaticamente uno stimolo da un senso all’altro, ndr)
vedo le note sempre a colori: fin da bambino pensavo che tutti fossero così.
Poi ho scoperto che non era vero. Per questo di tante poesie ricordo che giorno
fosse, cosa stessi facendo e pensando in quel momento. Metterle su carta è stato
come liberarsi di un’ossessione ». Dentro queste 135 pagine c’è Roma dove ha
vissuto negli anni Ottanta, l’esperienza americana e quelle a cui ha dato il
nome «Errori di comunicazione », ciò che rovina o valorizza un rapporto. E così
funziona anche il libro, basta prendere i primi due componimenti, dedicati a
Roma: il primo è stato scritto 40 anni fa, il secondo racconta con gli occhi di
oggi l’esperienza di allora. «Avrei voluto intitolarlo Il dubbio perché
raccoglie tutta una vita piena di dubbi, basti pensare che ancora oggi, alla soglia
della pensione, non so cosa voglio fare da grande». Nessuna poesia invece ha un
suo titolo. Sono 40 anni di pensieri che aveva quasi dimenticato. Poi è
arrivato il Covid e durante il lockdown si è messo a rileggere appunti e quaderni
lasciati nei cassetti. Senza lockdown, non ci sarebbe stato il libro.
«È stato
un passo molto delicato, ci vuole una gran dose di coraggio per rileggersi. Ho dovuto
aspettare il “ne valeva la pena” di alcune persone che stimo». Ma soprattutto
ha dovuto aspettare il festival Diffrazioni del 2019 quando a San Miniato al
Monte durante una performance musicale, alcuni suoi versi furono trasformati in
canzone. «Era la prima volta che venivano letti e pare che sia andata bene»,
scherza Zampini.
Data recensione: 22/04/2021
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Edoardo Semmola